Il nuovo bicameralismo (incasinato)

Oggi il sistema di approvazione delle leggi è uno solo e piuttosto semplice: devono passare identiche sia alla Camera sia al Senato. Con la riforma Renzi-Boschi-Verdini, invece, i metodi legislativi diventano 12. Una jungla di procedure a tratti incomprensibile, scritta coi piedi, che sortirà infiniti contenziosi, ricorsi, controricorsi, conflitti di competenze e di attribuzioni davanti alla Consulta. E, lungi dal semplificarlo, paralizzerà definitivamente il processo legislativo.

1) Per le leggi costituzionali (quelle che modificano la Carta), il sistema rimane identico: bicameralismo perfetto tra Camera e Senato (e non si vede con quale legittimità un Senato depotenziato, formato da sindaci e consiglieri regionali in trasferta, dovrebbe occuparsi di provvedimenti così delicati).

2) Per le leggi ordinarie, invece, è il caos più assoluto. L’approvazione spetta alla Camera, ma il Senato può sempre dire la sua. Montecitorio approva, trasmette la legge a Palazzo Madama e qui, entro 10 giorni, basta la richiesta di un terzo dei membri per riesaminare il testo.

3) Nel qual caso, due opzioni: dopo l’esame, i senatori possono lasciare tutto com’è, oppure emendare la legge entro 30 giorni.

4) Nel secondo caso, la legge modificata dal Senato torna alla Camera che ha l’ultima parola, entro 20 giorni.

5) La Camera può accogliere e confermare gli emendamenti del Senato.

6) Ma può pure decidere di ignorarli e ripristinare il testo originario, a maggioranza semplice (la metà più uno dei presenti in aula).

7) Tutt’altra procedura è prevista per le leggi in materia di Autonomie territoriali e per i trattati internazionali. Il Senato ha di nuovo 10 giorni per esaminarle (ma anche per ignorarle) una volta uscite dalla Camera e altri 30 per approvare eventuali cambiamenti.

8) Se non toccano nulla, la legge passa così come l’ha licenziata la Camera.

9) Se il Senato invece la cambia, la norma torna alla Camera che può cancellare a sua volta i cambiamenti del Senato, ma stavolta non basta la maggioranza semplice: ci vuole quella assoluta (la metà più uno degli eletti).

10) La legge di bilancio segue un iter ancor più demenziale. La Camera la approva e la gira al Senato, che la vota in automatico. Ma ha solo 15 giorni per modificarla. Se lo fa a maggioranza semplice, la Camera può cambiare i cambiamenti a maggioranza semplice.

11) Se invece il Senato la modifica a maggioranza assoluta, pure la Camera deve avere la maggioranza assoluta per modificare le modifiche.

12) E se alla Camera c’è solo una maggioranza semplice che vuole respingere le modifiche dei senatori? E se alla Camera c'è la maggioranza assoluta solo su alcuni articoli che modificano le modifiche del Senato? Mistero. Tratto da un articolo di Marco Travaglio del 14 febbraio 2016

Commenti