Non c’è posto per i rifiuti dell’elettronica



Oro nella spazzatura Ferro, rame, plastica o alluminio valgono fino a 1,7 miliardi di euro all’anno
Dal 15 agosto smaltire le apparecchiature elettroniche o gli oggetti che si alimentano a corrente elettrica dovrebbe diventare molto più facile. Che si tratti di carte di credito con chip, chiavette Usb, biciclette elettriche, prese elettriche multiple, apparecchiature di automazione per cancelli, tende, chiusure elettriche, cavi, ma anche frigoriferi e stufe a pellet o hoverboard tutti dovranno essere smaltiti seguendo una specifica procedura dal momento che rientreranno nei Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), secondo quanto previsto dal decreto legislativo 49 del 2014 che, recependo una direttiva europea, introduce il cosiddetto Open scope (ambito aperto). Insomma, una buona notizia per i consumatori e per l’ambiente.
MAI SENTITO nominare la sigla Raee e sfugge l’importanza della novità? È la maggioranza degli italiani (il 73%) che ignora l’esistenza di questa sigla, come emerge dall’ultima indagine realizzata dalla community di Friendz per Ecodom (il consorzio per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici) sui comportamenti nella gestione di questi rifiuti. Il risultato è che quasi nessuno sa che dal maggio 2016 è in vigore il decreto “Uno contro zero” che permette di riconsegnare i Raee che misurano meno di 25 centimetri negli store di elettrodomestici più grandi di 400 metri quadrati, senza dover comprare niente in cambio e senza pagare nulla. Mentre se si acquistano i prodotti più grandi, il venditore è obbligato a ritirare gratuitamente quello vecchio. Il risultato è che una sterminata montagna di frigoriferi, computer, televisori, cellulari, condizionatori d’aria, lampade, forni, tostapane finiscono abbandonati accanto ai cassonetti per strada, mentre gli altri dispositivi più piccoli ( mp3, rasoi, spazzolini da denti elettrici, tablet, calcolatrici tascabili, lampadine, sveglie, mouse, caricabatterie, termometri digitali, orologi da polso) restano per anni in fondo ai cassetti e ai comò. Inoltre, anche se un terzo degli italiani sa di questa possibilità, la maggior parte (il 67,1%) non l’ha comunque mai sperimentata in via diretta.
Un decreto, questo dell’“Uno contro zero”, che ha sostituito il fallimentare “Uno contro uno”, entrato in vigore nel maggio 2010, che obbligava il negoziante a ritirare il Raee senza limiti di dimensioni, solo se si comprava un nuovo apparecchio equivalente. Due provvedimenti, uno a distanza di sei anni dall’altro, per raggiungere un obiettivo ancora lontano. Anche se i dati sullo smaltimento aumentano di anno in anno, la strada verso una raccolta virtuosa è, infatti, ancora lunga e gli obiettivi fissati dall’Unione europea, ad oggi, restano lontani: entro il 2019 l’Italia deve riuscire a differenziare il 65% del peso medio di tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) immesse sul mercato nei tre anni precedenti, ma nel 2016 la percentuale dei rifiuti raccolti rispetto alla media delle apparecchiature entrate sul mercato è stata pari al 31,8%. Mentre sul fronte dei Raee va meglio: la raccolta cresce (il +5% nell’ultimo anno), ma non così velocemente come dovrebbe per rispettare i vincoli dell’Europa. Attualmente siamo al 40,8% dell’immesso, mentre l’asticella europea è al 45%.
LA RACCOLTA e il trattamento di questi piccoli elettrodomestici sono attività importanti, non solo perché i rifiuti elettronici non vengono così dispersi nell’ambiente, ma anche e soprattutto perché vengono correttamente riciclati diventando materia prima seconda per nuove produzioni, liberando quindi nuove risorse utili. Buttare nella spazzatura questi prodotti, si traduce infatti in una perdita economica per l’industria legale del riciclo dei materiali presenti (ferro, alluminio, rame, plastica, argento, oro), pari a un valore stimato tra 800 milioni e 1,7 miliardi di euro a ll ’ anno. O, altrimenti tradotto in termini sanitari, in montagne di sostanze tossiche – dal piombo al mercurio, dal cadmio a berillio e ritardanti di fiamma bromurati – indicate dalla United Nations University (il braccio accademico dell’Onu) come responsabili di cancro, danni epatici, renali e allo sviluppo mentale.
Ora, quindi, le speranze sono riposte nella nuova normativa – la cui prima conseguenza sarà un aumento vicino al raddoppio del volume nazionale di rifiuti elettrici ed elettronici (dalle attuali 825mila tonnellate di apparecchiature immesse al consumo a circa 2 milioni di tonnellate l’anno) – e, soprattutto, nella maggiore consapevolezza da parte degli italiani che un corretto riciclo fa bene all’ambiente e all’economia. Tra gli effetti positivi della nuova normativa c’è, infatti, una grande opportunità per tutta la filiera: si potranno evitare emissioni fino a 2,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, pari a una valore economico di 98-112 milioni di euro e a un risparmio nell’acquisto di materie prime pari a 1,25 miliardi di euro.

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