La Nuova Filarola di febbraio dedica l'editoriale alla questione dei rifiuti, contrapponendo il metodo della "termodistruzione" ("che produce energia") a quello della discarica. Ci sembra di capire, innanzitutto, che nessuno abbia mai sentito parlare di De Lavoisjer e del principio di conservazione della materia, una "quisquilia" scoperta durante la rivoluzione francese, e tuttora valida, in base alla quale "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Traduciamo in un esempio concreto che, ai più che hanno letto il pezzo, potrebbe essere sfuggito: se brucio 100 kg di "spazzatura", non "distruggo" un bel niente; ho semplicemente trasformato quei 100 kg di materia in altri elementi volatili, tanti di questi altamente inquinanti proprio a causa della combustione, come diossine, furani, pcb e metalli pesanti, per non parlare dei vari ossidi di azoto e ossidi di zolfo, e lasciando poi un 30% circa di questa materia al suolo sotto forma di ceneri, ceneri altamente tossiche che devono essere stoccate, guarda caso, in quelle "puzzolenti e retrograde"' discariche (ma in questo caso "speciali") che si volevano contrapporre alla presunta "efficienza" inceneritorista. Ebbene sì, gli inceneritori non eliminano le discariche.
Vorrei ricordare poi che la "bocciatura"' degli inceneritori non avviene in modo "aprioristico": dove vengono svolte analisi epidemiologiche, spesso dopo lunghe e insistenti "pressioni" di comitati di cittadini", si scoprono danni alla salute che portano malattia e morte (basti vedere quanto evidenziato a Madone, dove, dopo una analisi epidemiologica, è risultato che i bambini che vivono sotto l'ombrello di ricaduta dei fumi dell'inceneritore di Filago hanno il 250% di probabilità in più di ammalarsi). Ora, non vorrei anche ricordare che l'Italia è stata recentemente deferita alla Corte di Giustizia dall'Unione Europea a causa dell'inquinamento atmosferico e che venerdì prossimo tutto il mondo giovanile, guidato dalla quindicenne svedese Greta Thunberg, scenderà nelle piazze per protestare affinché venga fatto finalmente qualcosa per cambiare la situazione catastrofica in cui versa il nostro pianeta da un punto di vista ambientale.... Preferisco soffermarmi su un aspetto che viene toccato marginalmente, ma che è anch'esso importante: la questione economica. Brembate viene citata per l'alto livello di percentuale di raccolta differenziata raggiunta (ignorando tra l'altro che accanto a noi un altro comune, adottando un sistema definito tariffa puntuale, ha raggiunto livelli di gran lunga superiore), ma ignorando anche che la raccolta differenziata è la base del recupero di materia, di quell'economia circolare ormai in bocca a chiunque. Infatti, non sembrerà vero, ma è di gran lunga più vantaggioso ed economico recuperare la materia per avviarla al 100% a nuova vita anziché incenerire con una resa energetica che arriva a circa il 25%. E tutto questo, si badi bene, ce lo dicono le direttive europee: recuperare e riciclare deve essere la nostra priorità. Quindi, se non vogliamo che le emergenze ambientali ricadano sulle future generazioni, sarebbe ora di smetterla di perorare tecnologie obsolete, preistoriche, pericolose ed economicamente svantaggiose come quelle dell'incremento, insegnando ai nostri ragazzi, magari da subito, come si fa "bene" la raccolta differenziata. Un giretto da parte del direttore de La Nuova Filarola fuori dalle scuole di Brembate nei giorni in cui vengono esposti i rifiuti "indifferenziati" lo illuminerebbe certamente sulla mole di lavoro che c'è ancora da fare.
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