Il futuro ci riguarda



«La terra l’abbiamo intossicata noi, dal Dopoguerra in poi». Morale: è come se avesse 38 di febbre. Luca Mercalli parla di emergenza climatica all’iSchool di Bergamo.
Non ha le treccine e nemmeno indossa una cerata gialla, ma una giacca e il papillon. Eppure anche Luca Mercalli, climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana e giornalista scientifico, è stato (ed è tuttora) una sorta di Greta ante litteram. Sfortunatamente per lui, ma soprattutto per noi, inascoltato.
«Ho cominciato a parlare di queste cose 30 anni fa a gente che ora di anni ne ha almeno una cinquantina e mi sono stancato di farlo, le facce sono sempre le stesse». Quella che ha tenuto ieri sera, davanti a facce nuove, i ragazzi, docenti e genitori dell’iSchool, è stata la sua conferenza numero 2.125. Segno evidente che è impossibile stancarsi delle cose che appassionano. E appassionante, l’incontro tenuto in una palestra piena come un uovo, si è rivelato fin dal momento in cui il titolo è stato cambiato nel pronome personale «Il futuro vi (e non solo ci) riguarda». Riguarda soprattutto i giovani, certo, perché la proiezione e l’idea di sapere che nel 2100 la temperatura di Torino potrebbe essere la stessa di Karachi in Pakistan o che tutto il Delta del Po potrebbe essere sott’acqua, è qualcosa di terrorizzante. Eppure basterebbero solo 8 gradi in più per rendere reale questo scenario.
Mercalli è il professore di climatologia, materia da introdurre nella scuola dell’obbligo, che tutti vorrebbero avere. Semplice e diretto nei sillogismi e nell’accostare scene di vita comune. «Il mondo è come un appartamento, si introducono elementi rinnovabili che in quanto tali sono sostenibili ed altri che, dopo essere stati consumati, diventano un problema. Con un’avvertenza: la terra non è infinita». Le cifre sono impressionanti. E l’incoscienza con cui sono stati vissuti questi ultimi 50 anni pure. «Ogni giorno nascono 220 mila bambini, praticamente la popolazione di due città come Bergamo, un tasso di natalità che porterà nel 2050 il numero degli abitanti sulla terra a 10 miliardi. Se si continuasse con i ritmi e le abitudini di oggi servirebbero tre pianeti che non abbiamo. Non abbiamo a disposizione la terra A e B. Solo questa e in questa dobbiamo rientrare. I servizi essenziali vanno garantiti, ma dobbiamo assolutamente evitare gli sprechi».
Mercalli richiama I Promessi Sposi; la peste, l’assalto al forno delle grucce, gli untori. Che c’azzecca il Manzoni con il clima? «La storia si ripete; gli allarmi vanno ascoltati, perché poi le emergenze sono difficili da gestire e si cerca un capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe». Il paragone dell’effetto serra come una coperta che avvolge la terra è chiarissimo nella sua semplicità: «La temperatura naturale di questa copertina è di 15 gradi, peccato che negli ultimi 50 anni sia salita a 18. Furono lanciati i primi allarmi, ma nessuno li ha ascoltati. Nel 1958 si rilevavano 315 parti per milione di CO2, oggi siamo ad oltre 400. La terra l’abbiamo intossicata noi, dal Dopoguerra in poi». Morale altrettanto chiara; è come se la terra avesse attualmente 38 di febbre, vediamo di fargliela abbassare. «Se prevedessimo 5 gradi in più nel 2100 sarebbe una catastrofe, come se la terra avesse 42 di febbre: carestie, aumento del livello del mare, eventi estremi». E a proposito di estremo, Mercalli passa in rassegna l’estate appena finita. Temperature da brivido ma in senso contrario; 46 gradi registrati in Provenza, 42,6 a Parigi, 41 in Germania. Giugno il mese più caldo in assoluto in Europa, luglio pure con 32 gradi registrati in Alaska e fulmini che hanno incendiato le foreste rinsecchite della Siberia. Per non parlare dei ghiacciai collassati, ricordati con funerali e targhe commemorative. Qui giacevano le nevi eterne, salite al cielo.

di Donatella Tiraboschi, Il Corriere Bergamo, 11 ottobre 2019


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