Egregio direttore, leggo sulle pagine di oggi de L’Eco che, visti i livelli elevati di smog raggiunti in città (abbiamo già sforato i limiti consentiti per 15 giorni sui 35 ammessi in un anno), scatteranno i “consueti” divieti, riguardanti la circolazione di automobili ritenute più inquinanti, la sosta con il motore acceso, l’accensione di caminetti e il mantenimento della temperatura dentro le abitazioni di non oltre i 19 gradi centigradi. Poco sotto, nella stessa pagina, mi sono imbattuto nell’intervista a Guido Lanzeni di Arpa Lombardia che dichiara, testuale: “Riscontriamo un generale abbassamento delle polveri sottili, questo grazie alle azioni strutturali di contenimento delle emissioni. Se il meteo influenza significativamente il pm10 nel breve periodo, sono le strategie strutturali a mostrare gli effetti nel lungo periodo. Ciò dimostra che tanta strada è stata fatta, ma ne resta ancora da fare".
Mi domando a quali “strategie strutturate” si faccia riferimento e quale sia la strada sino ad ora percorsa per “combattere” l’inquinamento. Perché io vedo in tale ambito, non solo a livello nazionale e regionale, ma anche a livello locale, tanto “immobilismo” e nessuna scelta coraggiosa: perché non si pensa anche a quanto possa inquinare il nostro aeroporto, in continua espansione? Perché non si dice mai nulla su inceneritori e cementifici (in provincia e nelle immediate vicinanze ne contiamo ben sei) che bruciano plastica (e quindi derivati dal petrolio)? Anche queste realtà producono notevoli quantità di polveri sottili, ma non se ne parla mai. Per esempio, quanti lettori sanno che, in una sola ora, le emissioni del camino del cementificio di Calusco d’Adda equivalgono a quelle emesse da circa un milione di automobili che percorrono 1 chilometro?
Giorgio Elitropi
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