Gli inceneritori distruggono ciò che è utile



“Gli inceneritori distruggono ciò che è utile Così spiego ai bambini che tutto si può riusare”

Statunitense, docente di chimica e tossicologia, è il guru a livello globale del movimento Rifiuti Zero In Toscana per incontrare gli studenti
Paul Connett, il docente di chimica e tossicologia statunitense noto a livello globale come il guru della teoria Zero Waste, è in Toscana e domani va a scuola a Firenze a parlare di futuro. Il futuro che è convinto sia assicurato alla terra dalla strategia dei Rifiuti Zero (ne produco pochi e li riciclo tutti), rappresentata in Italia da varie realtà, in prima fila la Toscana con il Centro Rifiuti Zero di Capannori dove Connett approda spesso, essendo circa trent’anni che lavora con Rossano Ercolini, il maestro elementare presidente di Zero Waste Europa e coordinatore del Centro di Capannori. E il futuro rappresentato dai giovani. In particolare dagli studenti dell’Istituto comprensivo Puccini di viale Giannotti dove il preside Mattia Venturato, insieme a vari insegnanti, collabora con Zero Waste Italy a organizzare la giornata di domani, quando Connett andrà a spiegare la strategia Zero Waste.
Professore perché i ragazzi? Non saranno disinteressati a una strategia sui rifiuti?
«Al contrario, saranno più attenti degli adulti. Intanto perché se si spiegano loro i rischi che corrono la terra e l’umanità se non si smette di produrre e bruciare rifiuti saranno molto colpiti. E poi perché Rifiuti Zero difende il futuro e loro sono il nostro futuro, ogni generazione ha il suo futuro. Gli adulti sono troppo affondati nel presente o al massimo limitati ai tempi brevi. I giovani guardano al futuro».
Come ha iniziato a appassionarsi a Zero Waste?
«Ho cominciato quando la parola non esisteva, ancora prima di venire in Italia nel 1996, combattendo al fianco c delle comunità locali che non li volevano perché ne avevano paura e con vari gruppi in America contro una serpe di inceneritori. Quando venni in Italia, dove poi sono tornato più di 80 volte, gli italiani i cercavano qualcuno per aiutarli contro gli inceneritori, in particolare a Pietrasanta dove ho incontrato per la prima volta un piccolo gruppo di attivisti in cui c’era anche Ercolini. Ho incontrato anche anche altri attiviste straordinari come Enzo Favoino con cui spiegammo agli agricoltori di Monza bisognosi di organico che lo avrebbero trovato nella pattumiera di casa, ma che doveva essere pulito. Da lì a inventarsi la raccolta porta a porta il passo è breve perché i cassonetti, non garantiscono mai del tutto un organico pulito. Il porta a porta è il trampolino diretto per Zero Waste: separare e riusare. Sermoneta con questo metodo arrivò al 60% di differenziata già 20 anni fa. Fa risparmiare e crea posti di lavoro».
Una piccola città. Più difficile in una grande?
«San Francisco è stata la prima città Usa a riuscirci, in tre anni è arrivata all’80%: è forse un paesello? Ecco, è stato proprio durante una conferenza a San Francisco nel ‘99 che apparve il film “Rifiuti Zero, sogno idealistico o obiettivo realistico? Da allora sono diventato ambasciatore nel mondo di questo termine».
Perché ce l’aveva tanto con gli inceneritori?
«Come chimico mi è stato facile capirne i danni. Il problema oggi è la mancanza dei materiali e quando li bruci poi non li hai più per sempre, né la terra li offrirà all’infinito. In più, quando bruci tonnellate di materiali produci inesorabilmente nano particelle inquinanti che non puoi evitare e che vanno in ogni parte del corpo. Se ami la tua città e il tuo paese odi gli inceneritori».
Ma tornando al film di San Francisco, Zero Waste è idealismo o realismo?
«Lo considerano complicato, invece è semplicissimo: un percorso di piccoli passi».
I famosi dieci passi che lei ha contribuito a formulare?
«I primi riguardano: separazione alla sorgente, porta a porta, compostaggio, riciclo, riuso e riparazione (oggi peraltro l’usato è tornato di moda e solo in Italia ci sono 130 centri di riuso). Dopodiché prevedono un design migliore da parte dell’industria perché si progettino solo prodotti riciclabili: se non lo sono, non si producano. Seguono, la possibilità da parte delle autorità politiche di vietare e multare imballaggi e prodotti mal progettati, come l’educazione dei cittadini anche tramite incentivo economico: il Payt (pay as you throw, paga in base a quanto getti). Alla base, le tre R (riduci, riutilizza e riusa) cui adesso Zero Waste aggiunge la quarta R diretta all’industria: riprogetta».
Da un’economia lineare a un’economia circolare: la differenza?
«La prima si basa su estrarre, produrre, consumare e smaltire fino a esaurimento delle riscorse. La seconda su estrazione limitata, progettazione attenta, riuso, riciclo e compostaggio».
Ma l’attuale crisi energetica non rende quanto programma più difficile?
«Anzi, lo facilita. Avremmo molta più energia e molto meno dispendiosa se usassimo quella rinnovabile prodotta dal sole piuttosto che dai fossili che si esauriscono. Quanto agli inceneritori, anche i più moderni trasformano in energia solo il 20% dei rifiuti, quattro volte meno di quanta ne otterremmo recuperando la materia. Sono le lobby del petrolio che vogliono bruciare, sono pericolose per la salute ma anche . per il rischio di un loro potere di corruzione».
di Ilaria Ciutti, La repubblica - Firenze del 2 ottobre 2022

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