Il mio cane...



Il mio cane, che è saggio e anziano, a un passo dalla rottamazione, è diventato renziano ieri sera. Me l’ha comunicato con una piccola conferenza stampa davanti alla sua ciotola, in cucina. Sempre in cucina, anche il frigorifero – bersaniano di ferro fino a ieri – si è schierato con Renzi, stringendo un patto con il forno a microonde, il quale – tecnologicamente più avanzato – ha fatto l’elogio di Tony Blair, Jovanotti, Fonzie, Ufo Robot, magnificando gli anni Ottanta e concludendo che siccome serve innovazione lui sta con Renzi. Dario Franceschini, altro utile elettrodomestico del Pd, ha fatto il suo endorsement pro-Renzi sconvolgendo un po’ tutti. Essendo stato mariniano, poi dalemiano, poi veltroniano, poi bersaniano e poi lettiano, non gli sembra vero di salire sul carro di uno che potrebbe anche vincere. Probabilmente gli sembra l’unico modo possibile di rimanere franceschiniano. 


La mia macchina, docile in pianura e persino veloce, si è impuntata alla prima salita dicendo che o si sale con Renzi o si resta per sempre in pianura, qui, nella palude. Beppe Fioroni, che di Renzi ha detto peste e corna fino all’altro ieri, è diventato renziano nel corso di una toccante cerimonia: accortosi che i fioroniani non esistono ha deciso di fare inversione a U e ora appoggia il sindaco di Firenze, anzi dice che ha giù vinto e che è praticamente il candidato unico al congresso del Pd. Possiedo uno smartphone di lusso che ieri sera si è acceso da solo e mi ha comunicato che lui, sta con Renzi, perbacco, poi ha declamato brani di Baricco per un’ora, finché avevo i nervi come corde di violino. Walter Veltroni è da tempo schierato con Renzi e si porta dietro il piccolo esercito dei veltroniani, parlandone da vivi. Piero Fassino, una giovane promessa del Pd, si schiera con Renzi senza se e senza ma, dicendo che è il suo momento. Dall’insalatona greca che ho messo insieme con tanto amore per non abbandonare l’idea dell’estate, è saltata fuori un’oliva nera che mi ha fatto capire che sta con Renzi, e che anche i pomodori sono quasi tutti convinti di fare questo salto per il bene del paese e del partito. Fanno qualche resistenza le cipolle, ancorate a vecchi schemi, ma presto aderiranno anche loro al nuovo corso. Mi è passata la fame. Massimo D’Alema, invece, resta contrario ma non ostile, continua a sostenere Gianni Cuperlo perché pensa che essere uno dei pochi in una buona minoranza dialogante sia meglio che essere uno dei tanti in una maggioranza pressoché unanime, che sarebbe poi la sindrome morettiana del “mi si nota di più se sto con Renzi, se sto contro, o se sto contro e me ne sto in un angolino…”. Dunque, sembra evidente che Matteo Renzi sarà il nuovo segretario del Pd perché finalmente tutti i rottamandi si decidono a passare dalla parte del rottamatore nella speranza di non essere più rottamati. Bisogna dare atto al giovane Renzi che ultimamente dice meno scemenze, che cita un po’ meno Tony Blair – uno che ha fatto alla sinistra quello che Barbablù faceva alle mogli – Mazinga, Mary Poppins e altri talenti della politica. Ora che tutti quelli che voleva rottamare fanno il tifo per lui, probabilmente, dovrà cercarsi un lavoro, tipo il segretario del Pd e magari il candidato premier, una faccenda dinamica e moderna che sancisce il trionfo di tutta l’area ex-democristiana del partito. Innovazione, insomma, mica pippe. In tutta la casa, solo un’antica cassapanca e un orribile centrino all’uncinetto dono di una vecchia zia sono rimasti bersaniani, ma la loro voce è flebile e incerta. 
di Alessandtro Robecchi. il Fatto quotidiano del 4 settembre 2013

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