116 a 8


116 a 8 è il risultato finale di una partita di campionato di basket tra bambini.
Ci sono sempre state le squadre che quando va bene bene perdono di 30, altrimenti son dei 70 elli e ogni tanto ci scappa anche il centello, abbondante.
Li riconosci già dalla ruota. Quarti, quinti, spesso sesti tempi, sottomani che si stampano sotto il ferro, arresti e tiro che si incastrano tra il ferro e la tabella con successive fucilate goffe con un altro pallone per cercare di tirarlo giù, dai e vai con palloni di ritorno che spaccano dei labbri e giù di lacrimoni. Quasi sempre pantaloncini ascellari con la canotta che dal petto in giù non si vede più. Il playmaker è sempre così pallido che ti accerti della presenza di un defibrillatore funzionante in palestra, talmente magro che se si stampa su un blocco corre seriamente il rischio di non rivedere più i suoi cari, il pivot invece è sempre sovrappeso di almeno 30 kg con la divisa di 4 taglie più piccole che mette in risalto una dozzina di rotoli della pancia e ogni tanto qualche rotolo potrebbe essere in realtà una merendina nascosta, per lui la palla a 2 è il momento più imbarazzante perché deve mettere in mostra la sua elevazione. Inesistente.
Nell'arco della partita superano la metà campo massimo una ventina di volte in cui almeno la metà delle volte la palla finisce in touchdown dietro il canestro. Dal pubblico il commento più sensibile che si sente è "che branco di sfigati" e tu ti domandi "ma chi glielo fa fare?".
Già, chi gielo fa fare?
L'amore incondizionato che hanno per la pallacanestro, più di quanto ne abbiano tutti gli altri. Più di quelli che vincono di 100. Le perdono tutte, se va bene sono 50, ma il giorno dopo sono tutti di nuovo in palestra a fare allenamento per prenderne 40 la partita successiva, non si vergognano se non sanno fare un giro dorsale, se su un cambio di mano la palla gli sfugge e rompe due incisivi del papà a bordo campo, se tirano a due mani e quando colpiscono il ferro è una gioia.
L'importante non è vincere ma partecipare ce l'hanno come indole.
Mi hanno sempre affascinato le squadre che perdono sempre, i bambini che dopo averne presi 100 a fine partita comunque sorridono.
Perdono nel punteggio, ma stravincono in tutto il resto.


(Tratto da un anonimo sul web)

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