L’8 luglio 1998 la Padania, diretta da Max Parisi, faceva dieci domande (l’undicesima non si è mai trovata) a Silvio Berlusconi, sbattendolo in prima pagina insieme a Giovanni Brusca, Totò Riina, Pippo Calò, Giulio Andreotti, Marcello Dell’Utri e altri. Silvio Berlusconi non rispose, ma in compenso la Lega divenne il suo più prezioso alleato. Oggi finalmente, stando alle parole di Luigi Moncalvo (fino al 2004 direttore proprio della Padania) intervistato da Lucia Annunziata, sappiamo perché.
Un contratto, regolarmente stipulato davanti a un notaio.
«Questo contratto viene datato gennaio 2000, cioè un anno prima delle elezioni politiche del 2001. A giugno del 2000, cioè sei mesi dopo la firma dell’accordo, c’è una lettera del tesoriere di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, indirizzata alla Banca di Roma su carta intestata del partito, in cui dichiarava che Forza Italia avrebbe firmato una fideiussione di 2 miliardi di lire a favore di qualunque debito la Lega Nord avesse avuto. Lo scoprì al tempo Mario Calabresi, oggi direttore della Stampa.»
Berlusconi, secondo Moncalvo, ripianò le casse disastrate della Lega, che non riusciva neppure a pagare gli stipendi dei giornalisti della Padania, e rinunciò a qualsiasi azione risarcitoria per essere stato definito mafioso, in cambio della fedeltà assoluta del Carroccio. Secondo alcuni ne avrebbe acquistato addirittura il simbolo.
http://siamolagente2.altervista.org/come-berlusconi-smise-di-essere-mafioso-basto-versare-2-miliardi-delle-vecchie-lire-nelle-casse-della-lega/
Berlusconi, secondo Moncalvo, ripianò le casse disastrate della Lega, che non riusciva neppure a pagare gli stipendi dei giornalisti della Padania, e rinunciò a qualsiasi azione risarcitoria per essere stato definito mafioso, in cambio della fedeltà assoluta del Carroccio. Secondo alcuni ne avrebbe acquistato addirittura il simbolo.
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UN ARTICOLO DE IL FATTO QUOTIDIANO del 14 ottobre 2011
Berlusconi pagò la Lega Nord
La banca di Roma fece da tramite
Alla vigilia delle elezioni politiche del 2001, Cesare Geronzi prestò 20 miliardi di lire a Forza Italia. Di questi, due erano destinati al partito di Umberto Bossi.Un giorno Umberto Bossi disse una delle sue frasi antipatiche: “Berlusconi è uno che non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i manifesti elettorali, figurarsi se tira fuori dei soldi per la Lega”. Ingrato. Berlusconi di soldi per la Lega ne ha tirati fuori e tanti da indurre alcuni bene informati a sostenere che, alla vigilia delle elezioni politiche del 13 maggio 2001, l’alleanza tra Forza Italia e Lega Nord fu suggellata da un vero e proprio contratto che trasferiva al signore di Arcore finanche la proprietà del simbolo leghista, Alberto da Giussano con spadone e tutto.
Le smentite, peraltro blande e generiche, che si succedono da oltre dieci anni, si fermano di fronte a un fido che siamo in grado di documentare: Berlusconi ha fatto avere due miliardi di lire alla Lega alla vigilia delle politiche 2001. Esattamente la cifra riferita dal giornalista Gigi Moncalvo, ex direttore dell’organo leghista La Padania, durante la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” di domenica 2 ottobre. La riproposizione da parte di Moncalvo di una versione dei rapporti Berlusconi-Bossi che gira da anni nel mondo lumbard senza il sostegno di prove documentali ha provocato una risentita reazione dello stato maggiore leghista contro la conduttrice della trasmissione, pur senza risalto pubblico.
La banca di Roma fece da tramite
Alla vigilia delle elezioni politiche del 2001, Cesare Geronzi prestò 20 miliardi di lire a Forza Italia. Di questi, due erano destinati al partito di Umberto Bossi.Un giorno Umberto Bossi disse una delle sue frasi antipatiche: “Berlusconi è uno che non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i manifesti elettorali, figurarsi se tira fuori dei soldi per la Lega”. Ingrato. Berlusconi di soldi per la Lega ne ha tirati fuori e tanti da indurre alcuni bene informati a sostenere che, alla vigilia delle elezioni politiche del 13 maggio 2001, l’alleanza tra Forza Italia e Lega Nord fu suggellata da un vero e proprio contratto che trasferiva al signore di Arcore finanche la proprietà del simbolo leghista, Alberto da Giussano con spadone e tutto.
Le smentite, peraltro blande e generiche, che si succedono da oltre dieci anni, si fermano di fronte a un fido che siamo in grado di documentare: Berlusconi ha fatto avere due miliardi di lire alla Lega alla vigilia delle politiche 2001. Esattamente la cifra riferita dal giornalista Gigi Moncalvo, ex direttore dell’organo leghista La Padania, durante la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” di domenica 2 ottobre. La riproposizione da parte di Moncalvo di una versione dei rapporti Berlusconi-Bossi che gira da anni nel mondo lumbard senza il sostegno di prove documentali ha provocato una risentita reazione dello stato maggiore leghista contro la conduttrice della trasmissione, pur senza risalto pubblico.
La storia è assolutamente vera. Il 26 aprile 2001, 17 giorni prima delle elezioni, la Banca di Roma concluse l’iter per la concessione di un fido del valore di 20,4 miliardi di lire al partito politico Forza Italia. L’operazione faceva capo alla filiale 70 di via del Corso, a Roma, a pochi passi da Palazzo Chigi, universalmente nota come “sportello dei politici”. Nel documento interno alla banca che dettaglia i termini dell’operazione compare una formula inequivocabile: “LINEA DI CREDITO DI LIT 20/MILIARDI, DI CUI LIT 2/MILIARDI DISTACCATI CON M/C IN FAVORE DELLA LEGA NORD”.
Che significa? Traducendo dal “banchese”, apprendiamo dal documento che l’operazione, varata dal “comitato fidi” della banca e definitivamente attivata dall’organo competente della Banca di Roma, il comitato esecutivo presieduto da Cesare Geronzi, concede l’apertura di credito a Forza Italia a fronte di due garanzie: una fideiussione personale di Silvio Berlusconi, che dunque si fa carico del rimborso del debito qualora Forza Italia si rivelasse insolvente, e un impegno del partito a “canalizzare” presso la banca i rimborsi elettorali incassati nei mesi successivi.
Ma è la clausola riguardante la Lega Nord a meritare una spiegazione accurata. La sigla M/C sta per “mandato di credito”, e significa che il tesoriere del partito di Bossi o un suo delegato è autorizzato da Forza Italia a farsi versare dalla Banca di Roma fino a 2 miliardi di lire dei 20,4 del credito complessivo concesso. La formula però implica che la Lega Nord ha il diritto di incassare i soldi, ma non ne resta debitrice verso la banca, che continua ad avere per tutta la cifra concessa un solo debitore in prima istanza, il partito Forza Italia, e un debitore in seconda istanza che è Silvio Berlusconi come prestatore della garanzia fideiussoria.
Adesso guardiamo le date. Il comitato fidi vara la prima delibera per la concessione del credito, nella forma che abbiamo descritto, il 28 marzo 2001: mancano dieci giorni alla scadenza per la presentazione delle liste. Il giorno dopo, in via del Plebiscito, si tiene un vertice tra Berlusconi e Bossi proprio per le liste. Partecipano Claudio Scajola, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione. Si tratta di consacrare l’alleanza. Vige ancora il sistema elettorale con i collegi uninominali. Alle precedenti politiche del 1996 la Lega ha deciso di andare per conto suo, contribuendo così in modo decisivo alla sconfitta di Berlusconi e alla vittoria di Romano Prodi. Per Berlusconi è decisivo rimettere insieme la coalizione nei collegi che lo aveva fatto vincere la prima volta, nel 1994.
Le trattative incominciano nel 1999 e si protraggono in modo tortuoso per mesi. Sullo sfondo le difficoltà finanziarie di Bossi. Il 28 giugno 2000 l’amministratore di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, scrisse alla Banca di Roma una lettera di questo tenore: “Vi diamo incarico di aprire in favore del movimento politico Lega Nord, che assistiamo finanziariamente, un credito complessivo di due miliardi di lire”. La notizia fu pubblicata pochi giorni dopo daRepubblica. Un segnale, probabilmente, perché Berlusconi ha poi sganciato i 2 miliardi solo a liste fatte. Oggi Dell’Elce dice di non ricordare niente: “Sono storie vecchie”.
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