La acca



C’era una volta il regno di re Alfabeto e regina Betalfa. In questo regno vivevano più o meno felici le lettere. Meno una, l’acca. Perché? Perché ogni giorno veniva disprezzata e denigrata. Poverina, le dicevano le altre lettere, se non ci fossero la c e la g a sostenerti, che fine faresti? E poi sembri un soffio, un sospiro, voli via con nulla. A volte, stai lì senza dir niente, sembri muta. E a nulla serviva che la acca dicesse che col suo nome iniziavano fior di nomi di poeti e filosofi. Ma quello che faceva veramente soffrire l’acca era una frase che il re aveva sempre in bocca: "Non vale proprio un’acca", ripeteva. E la regina ribadiva: “Quando devo pensare a una cosa che non conta nulla, ma proprio nulla, dico: conta come un'acca". 
Re Alfabeto e regina Betalfa erano molto avidi. Un giorno con l’esercito delle lettere attaccarono il regno dei numeri. Grazie a una spia, la O che si era infiltrato nell’esercito dei numeri fingendosi uno zero, vinsero la battaglia e catturarono il genio dei numeri, il grande Moltiplicatore Perper primo.
- Ti lasceremo libero se esaudirai un nostro desiderio - dissero i re delle lettere.
- Va bene, ma uno solo, questo è il patto - rispose Perper.
Allora re Alfabeto e regina Betalfa sognavano tutta la ricchezza del mondo dei numeri perciò pensarono : chiederemo di diventare ricchi, ricchi sfondati. Perciò giunsero al cospetto di Perper e dissero: "Genio, il nostro desiderio è questo: Vogliamo diventare ricci".
"Ricci? Sicuri?" Chiese Perper con un sorrisetto.
"No c’è un errore. Ricci, non abbiamo detto ricci ma ricci, vogliamo diventare ricci. Oh cosa succede, lo ripetiamo, ricci, ricci, ricci.
"Vi accontento subito" disse ghignando Perper.
E all’istante i due furono trasformati in porcospini.
Cos’era accaduto? Che per una volta la acca aveva disobbedito, non si era presentata al lavoro e così la parola ricchi era diventata ricci. Che vendetta terribile!
Re Alfabeto e regina Betalfa furono costretti a vagare nei boschi e a mangiare ghiande per il resto del loro tempo. In quanto a acca, trovò lavoro in un lontano paese del nord, dove parlano una lingua in cui ogni parola ha perlomeno dodici acca.
Guai quindi a dire: non vali un’acca. Potreste fare la fine dei due sciocchi re.


[di Stefano Benni]

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