“Oriana scusaci”? Non ho capito bene di cosa dovrei scusarmi…


Ogni conflitto ha i suoi effetti collaterali, e questo si sa. Non deve stupire dunque che in Italia l’effetto collaterale abbia un nome e un cognome: Oriana Fallaci. Resuscitata grazie agli assassini di Parigi nelle classifiche dei libri e nel rumore di fondo dei social network, la sora Oriana si è meritata anche una specie di panegirico sul Corriere della Sera, con tanto di “scusaci Oriana” e “risarcimento postumo”, e altre amenità confezionate con il noto barbatrucco de “la rete dice”. Insomma, ad ogni pallottola sparata da assassini integralisti, ci tocca per contrappasso rileggere brani degli integralisti nostri: i Salvini, i Belpietro e compagnia belligerante (armiamoci e partite, ça va san dire), con sottofondo delle intemerate un po’ isteriche della nota scrittrice, una che metteva nello stesso fumante calderone chi si fa esplodere nei mercati e chi fa pipì vicino ai monumenti di Firenze, per dire della profondità di analisi.
E va bene, prendiamo atto. Dunque, la versione riveduta e corretta è che bisogna chiedere scusa alla signora Fallaci, ma scusa di cosa, alla fine non si capisce. Riassumiamo: all’indomani dell’11 settembre 2001, il primo clamoroso, spettacolare, micidiale, schifoso atto di guerra dell’integralismo, la signora Fallaci diede voce alla pancia del mondo, parlando di guerra di civiltà, occidente colpevole di “buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà”, insomma precedendo di un decennio abbondante le sottili argomentazioni di un Salvini. Bene. Quelle scenate da anziana signora – tipiche dei molto spaventati che dicono: non ho paura – furono diffuse per pagine e pagine sul primo quotidiano nazionale, rilanciate, sottoscritte. I libri con quelle ricette moderate (dichiariamogli guerra e sterminiamoli tutti, con tanto di insulti alla religione di un miliardo di persone sul pianeta) vennero stampati in milioni di copie, fecero per qualche tempo la fortuna dell’editore (lo stesso del Corriere, peraltro), divisero e fecero discutere, assumendo un valore di gran lunga superiore alla loro sostanza.
E ora si scopre che dovremmo dire “scusaci Oriana”. Ma scusaci di cosa? No, perché di solito si chiede scusa quando uno dice una cosa giusta, non lo si ascolta, si fa il contrario, e dopo anni si scopre che aveva ragione lui e allora si dice: scusa. E qui casca l’asino. Perché invece, negli anni che seguirono l’11 settembre 2001 non si fece il contrario di quello che predicava la sora Oriana, ma si fece esattamente quello che chiedeva lei. Una guerra “di civiltà” che fece almeno centomila morti civili in Afghanistan, cui seguì una guerra illegale in Iraq con un milione di morti civili, la deposizione di un dittatore con conseguente consegna del paese e della regione a bande armate e assassini che adesso se ne vanno sparacchiando per l’Europa e il mondo. Insomma: non è che Oriana suggerì di dispensare fiori e cioccolatini. No. Suggerì invece esattamente quello che mister Bush e mister Blair (supportati da alcuni personaggi minori tra cui l’esimio Berlusconi) fecero: una guerra indiscriminata e feroce che non risolse nulla e che peggiorò la situazione. Tanto che anche mister Blair – inspiegabilmente rimasto faro per qualche blairiano rinato che abita e governa qui – ha candidamente ammesso che fu proprio quella guerra a determinare le condizioni per la nascita dell’Isis. Insomma, a tirare le somme, l’assunto per cui la Fallaci aveva ragione e non le si diede retta è fortemente campata per aria. Anzi è proprio il contrario: la Fallaci aveva torto e le si diede fin troppo retta, ed eccoci dove siamo. Il che a rigor di logica dovrebbe tradursi in una condizione speculare e contraria: non Oriana scusaci, ma Oriana (e tutti i fallaci fallaciani) chiedete scusa.

Alessandro Robecchi

Tratto da alessandrorobecchi.it 

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