Il lato oscuro della disinformazione


Ok, mettete “The Imperial March (Darth Vader’s Theme)” come musica di sottofondo e poi continuate a leggere. Nelle ultime settimane, in un Paese molto, molto vicino, abbiamo assistito a una trilogia della disinformazione da far impallidire la consueta e quotidiana manipolazione mediatica della realtà, alla quale ormai siamo così abituati da esserci persino un pelo affezionati, stile sindrome di Stoccolma.
Prima la “svista” dell’Unità su Virginia Raggi, poi l’intervista-fantasma del magistrato Piergiorgio Morosini e infine la sceneggiatura sul caso Nogarin, scritta a più mani e infarcita di reati immaginari, smentiti dalla stessa Procura (l’unico contestato, addirittura, non è neppure ancora avvenuto: trattasi di precrimine alla Minority Report, come ha spiegato il Fatto Quotidiano).
In ben due casi è dovuto intervenire persino il presidente dell’Odg Enzo Iacopino, prima per dire a quelli dell’Unità di vergognarsi, poi per sottolineare che sparare bufale su Nogarin o altri, oltre a essere deontologicamente scorretto, è pure reato penale.
In questo Paese molto, molto vicino, dire l’ovvio può rasentare l’atto di eroismo. Eppure, in fondo, questo tris di fandonie rappresenta una buona notizia: se decontestualizzare frasi non basta più, se ingigantire episodi trascurabili è diventato insufficiente, se per attaccare i nemici politici è diventato necessario architettare invenzioni integrali, a costo di sconfinare alla disinformazione semplice all’associazione a disinformare di stampo mediatico, vuol dire che a queste persone non è rimasto altro che la fantasia. Perché la realtà sta per spazzarli via.

PRESSappoco

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