Rifiuti e ideologie da smaltire? La replica di Rete Rifiuti Zero Lombardia a L’Eco di Bergamo




Egregio direttore de L’Eco di Bergamo, in merito all’articolo “Allarme rifiuti, ideologia da smaltire” scritto da Beppe Facchetti e comparso mercoledì 10 agosto sulle pagine del suo pregiatissimo quotidiano, ci terremmo a fare alcune considerazioni.
1) Per quanto riguarda il 65% di Raccolta Differenziata, definito erroneamente come “limite massimo”, precisiamo che tale dato, secondo le indicazioni europee e nazionali, si riferisce invece all’obiettivo minimo da conseguire. L’Europa si auspica cioè che si faccia anche più del 65% di Raccolta Differenziata; con l’economia circolare si deve recuperare materia prima perché ormai ne importiamo oltre il 60% e tra qualche anno, di questo passo, non ce ne sarà più. La Direttiva 2008/98/CE, oltre a stabilire cosa sia “rifiuto”, all’articolo 4 stabilisce anche la gerarchia delle azioni da compiere nella “gestione dei rifiuti”: prima la prevenzione, ossia la riduzione dei rifiuti, poi la preparazione per il riutilizzo, quindi, il riciclaggio, e infine, solo come ultimo step (prima dello smaltimento), il recupero di altro tipo, per esempio quello energetico. L’incenerimento, quindi, come estrema ratio. Purtroppo oggi, in Italia, questo ordine è poco rispettato e spesso invertito.
2) L’amministrazione di Parma fece di tutto per impedire l’accensione dell’inceneritore di Uguzzolo, fermata solo dalle ingenti penali che avrebbe dovuto pagare (la precedente amministrazione aveva autorizzato enormi investimenti da parte di IREN). L’unica arma a disposizione del Sindaco Pizzarotti consisteva nell’affamare l’inceneritore mediante l’incremento della Raccolta Differenziata. Oggi, grazie alla direzione indicata dalla Strategia Rifiuti Zero e alla Tariffa Puntuale, Parma è la prima città europea con 200 mila abitanti con la più alta percentuale di Raccolta Differenziata (oltre il 75% e in continuo miglioramento); i suoi abitanti producono ogni anno 100 chilogrammi di secco residuo pro capite (mentre Bergamo viaggiava nel 2014 quasi al doppio: ben 189 chilogrammi).
3) Per quanto riguarda Roma, già la precedente amministrazione Marino aveva avviato la StrategiaRifiuti Zero che, ci preme sottolineare, non prevedeva la costruzione di alcun inceneritore. E tutte le forze politiche che si sono presentate alle ultime elezioni nella capitale hanno inserito la StrategiaRifiuti Zero all’interno del loro programma. Roma oggi, ogni giorno, produce 5.000 tonnellate dirifiuti; l’attuale gestione non riesce a trattarli tutti e ogni giorno non si sa cosa farne di 500 tonnellate. Una volta risolta questa “emergenza quotidiana” (magari con la costruzione a breve di un impianto di trattamento a freddo del secco residuo), si potrà certamente avviare un’importante riduzione dei rifiuti mediante l’adozione del porta a porta e l’abbandono dei cassonetti (di cui, tra l’altro, l’attuale amministrazione, ancora oggi, ne paga l’affitto di ben oltre 1500 pezzi).Pensare che qualcuno abbia la bacchetta magica e risolva in poco tempo problemi che si sono accumulati in vent’anni di gestione poco virtuosa ci sembra quantomeno “discutibile”.
4) Sul sistema di raccolta detto porta a porta (definito nell’articolo “costosissimo”) il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, pubblicato da Regione Lombardia nel 2014, indica proprio nel porta a porta il miglior sistema per fare la raccolta differenziata, meglio se con la Tariffa Puntuale, perché garantisce, al netto del servizio e dei contributi Conai, costi inferiori, una maggior percentuale di differenziata (rispetto alla ormai superata raccolta mediante i cassonetti stradali) e, soprattutto, una considerevole riduzione del secco residuo. E i numeri confermano queste affermazioni. L’ultimo esempio (che ha trovato spazio anche sulle vostre pagine) l’abbiamo in casa nostra, nel comune di Boltiere, dove il porta a porta con Tariffa Puntuale ha portato a un cospicuo aumento della percentuale della Raccolta Differenziata (quasi 80%), ad una riduzione del secco residuo (da 184 a 76 chilogrammi annui per abitante) e ad una notevole riduzione della Tari, con un risparmio complessivo di ben 122 mila euro.
5) Ci ha fatto enormemente sorridere poi l’affermazione che “gli impianti di termovalorizzazione di mezza Europa prosperano”. Ci permettiamo di segnalare che questi sono ridotti quasi “alla fame” e “tirano a campare” proprio grazie all’inefficienza di alcuni Stati, primi tra tutti Italia e Gran Bretagna, che ancora oggi non sono autonomi per quanto riguarda gli impianti di trattamento dei rifiuti.
6) Infine, due parole sugli inceneritori e sui progetti di teleriscaldamento: sono totalmente antieconomici, perché bruciano materia che potrebbe essere tranquillamente riciclata, sono pericolosi per l’ambiente e per la salute (numerose le indagini epidemiologiche lo provano) e, infine, non risolvono il problema delle discariche, perché circa il 30% di quello che viene bruciato diventa cenere (altamente tossica) che deve comunque essere conferita in apposite discariche speciali. Sperando di trovare spazio sulle pagine del suo giornale, al fine di offrire ai suoi lettori un punto di vista alternativo, in onore della pluralità di espressione, cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.

Rete Rifiuti Zero Lombardia 15 agosto 2016

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