Ecco le parole che Virginia Raggi non ha (ancora?) pronunciato sulla crisi devastante della giunta a soli due mesi dalla nascita.
Cari amici dei 5Stelle e cari elettori che mi avete votata anche senza appartenere al Movimento, vi chiedo scusa per questa falsa partenza, frutto di errori commessi da tanti, ma anche da me. Sapete, non è facile per un movimento outsider mettere insieme una squadra all’altezza della Capitale. Il M5S è troppo gracile e giovane per avere già al suo interno una classe dirigente: perciò ci siamo rivolti alla società civile e al mondo delle professioni in cerca di personalità esterne, ma omogenee al nostro progetto, ma abbiamo raccolto più dinieghi che disponibilità. Il “sistema”, almeno a Roma, ha deciso di non collaborare col sindaco democraticamente eletto, ma di restarsene sulla riva del Tevere per alternare bastone e carota: o io mi piego ai diktat dei soliti noti (Olimpiadi, stadio, acqua, rifiuti, svendita del patrimonio immobiliare), tradendo gli impegni della campagna elettorale, o avrò contro tutta la contraerea e prima o poi dovrò arrendermi. Così, con l’aiuto non sempre disinteressato dei due direttorii, abbiamo formato una giunta con punte di eccellenza, ma molto eterogenea.Infatti la maionese è subito impazzita. Minenna, ottimo tecnico, ha preteso 3 deleghe cruciali e si comportava come se il sindaco fosse lui. E io ho commesso l’errore di abbozzare. Mi ha pure imposto il capo di gabinetto, la giudice Raineri, con uno stipendio addirittura superiore a quello di magistrato. E io, per trattenere lui, ho ceduto su di lei. Poi ho scoperto che
Ora dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, mettendo nero su bianco un codice etico del Movimento che dettagli il da farsi quando uno dei nostri finisce sotto inchiesta: si informano subito i cittadini, e poi si guardano gli atti e i fatti, infine si decide se l’indagato può restare o se ne deve andare, e in quale fase processuale (il discrimine, per i fatti non infamanti, è il rinvio a giudizio; per quelli infamanti, non si aspetta neppure l’avviso di garanzia). Perciò suggerisco a Beppe Grillo di revocare la sospensione di Federico Pizzarotti, un buon sindaco a 5Stelle che ha commesso un errore un po’ più grave del nostro, nascondendo un avviso di garanzia. Non credo, invece, di avere sbagliato nel tutelare me stessa e l’Amministrazione chiedendo i pareri all’Anac di Raffaele Cantone sulle modalità di ingaggio della Raineri e di altri miei collaboratori, tra cui il capo-segreteria Salvatore Romeo. Cantone ha risposto che la pratica Raineri era illegittima, come già mi aveva suggerito il vicecapo di gabinetto Raffaele Marra: non mi è rimasto che proporle un diverso contratto, con uno stipendio massimo di 130 mila euro, ma lei ha rifiutato e per fortuna, perché i rapporti tra noi erano molto tesi. Ieri è arrivato il parere Anac anche sul contratto di Romeo, giudicato invece corretto: il che non mi impedisce di dimezzargli il compenso da 150 mila euro alla metà, come mi aveva suggerito di fare fin dall’inizio lo stesso Marra.
Molti nel Movimento diffidano di Marra e Romeo, considerandoli troppo vicini a me o fidandosi dei giornaloni che li diffamano ogni giorno impunemente. Marra è dipinto come l’uomo nero di Alemanno, mentre da dirigente pubblico ha sempre denunciato in Procura le illegalità in cui si imbatteva, inimicandosi la destra alemanniana come la sinistra pidina. Finora nessuno mi ha spiegato che cosa avrebbero fatto di male Marra e Romeo, dunque – in mancanza di novità – li confermo nei rispettivi incarichi, perché di loro mi fido e un sindaco eletto dal popolo ha tutto il diritto di scegliersi i collaboratori. Così, se farò bene, sarà merito anche mio; se fallirò, sarà tutta colpa mia. Purtroppo non posso invece confermare
Abbiamo già perso abbastanza tempo. Non prometto miracoli, ma qualche cambiamento sì, a cominciare dal no definitivo a questa follia della candidatura olimpica.
Io vado a lavorare. Voi pregate per me.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 8
Settembre 2016
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