Caro Beppe, permetti un consiglio?

Caro Beppe,
come sai, nonostante le tue rassicurazioni e le tue pubbliche affermazioni di stima, io ho ormai un piede e mezzo fuori dal Movimento 5 Stelle, e non per scelta mia. Eppure, nonostante tutto, io al Movimento ci tengo ancora, e mi rattrista vederlo affondare nel caos e nel fango, perché è tuttora l’unica speranza di cambiamento che è rimasta agli italiani.
E allora, scusami se mi permetto: nulla è perduto, ma c’è bisogno di un cambiamento deciso di rotta per affrontare i problemi che sono emersi. Per questo, costruttivamente, mi permetto di darti un consiglio e un elenco di alcune cose da fare subito per salvare il Movimento.
1. Crea un contrappeso al potere dei leader politici. Le persone che fanno carriera politica nel Movimento, quelle che inevitabilmente acquisiscono visibilità, seguito personale e potere, non possono essere le stesse che ne decidono le regole, che giudicano sulle espulsioni, che scelgono cosa rendere trasparente e cosa nascondere al pubblico. Scegliti un tot di persone di tua fiducia, che abbiano la mentalità e l’integrità del Movimento delle origini e che non siano elette né candidate, e affida a loro il compito di discutere con te il modo di difendere i principi del Movimento, e di far rispettare le sue regole.
2. Rimetti al centro del Movimento la democrazia dal basso. La vera proposta rivoluzionaria del M5S era quella di attivare tutti i cittadini tramite la rete. E’ difficile, è utopico? Forse, ma è l’unico modo di cambiare davvero la politica. Negli ultimi anni le votazioni online sono diventate una farsa, annunciate e poi ritirate o modificate a metà, oppure studiate per ratificare decisioni già prese. Avvia un progetto serio su come usare la rete per dare veramente ai cittadini la possibilità di controllare i propri eletti, anche in Parlamento.
3. Rendi elettivi e temporanei i ruoli di leadership politica. Un direttorio sempre fisso dà per forza di cose luogo a correnti, a invidie, a lotte per il potere. Fai in modo che i suoi membri ruotino e che siano eletti ogni anno dalla base, e allo stesso modo obbliga a mettere ai voti sul portale le candidature principali, invece che farle decidere in una stanza chiusa da gruppetti di eletti e attivisti.
4. Imponi il rispetto rigido dei principi etici. Non vogliamo più sentire storie di parenti e fidanzati piazzati qua e là, e nemmeno vedere gente con vent’anni di dubbie frequentazioni riciclata in un attimo come assessore nel Movimento 5 Stelle (vedi Muraro). E non vogliamo più essere presi in giro raccontandoci balle, come è appena successo a Roma.
5. Crea un meccanismo di selezione e formazione della classe dirigente. Se quando vinciamo le elezioni l’inesperienza è un problema, la soluzione non è affidarsi ai riciclati, ma mobilitare le competenze migliori e assicurarsi di metterle nei posti giusti, specialmente quando si parla di cariche non elettive ma nominate; possibilmente muovendosi per tempo e garantendo la totale trasparenza dei meccanismi di scelta.
6. Ripristina il taglio degli stipendi. Le ultime ondate di eletti a cinque stelle paiono essersi dimenticate dell’idea che si possa fare politica anche senza guadagnare centomila euro l’anno, e ci sono ormai molti casi di eletti dallo stipendio di giada che non si tagliano più un bel niente. Con buon senso, magari con differenze tra i ruoli tecnici e quelli politici, ma assicurati di togliere i soldi dalla politica a cinque stelle, ma sul serio però.
7. Fissa una regola chiara e sensata sugli indagati. Siamo stati troppo giustizialisti in passato? Forse sì, ma ancora peggio, il vertice del M5S ha sfruttato gli avvisi di garanzia come una clava per colpire gli avversari interni ed esterni, per cui una indagine su Pizzarotti era “più indagine” di una indagine su un amico del direttorio. Questo deve finire: dimostriamo maturità, anche a costo di spiegare a qualche elettore esagitato che un avviso di garanzia non è una condanna; purché questo principio valga per noi come per i nostri avversari.
8. Smetti di criminalizzare il dissenso. Spiega tu a tutti che anche le persone che esprimono critiche (purché motivate e costruttive) danno un contributo al Movimento, e che il ruolo degli attivisti non è adulare gli eletti e farsi un selfie con loro, ma fargli fiato sul collo come e più che ai partiti. Smetti di cacciare (o far cacciare da mail semi-anonime) le persone che pensano e che osano sollevare le questioni di principio, e comincia a cacciare quelle che dicono sempre di sì e poi appena ti giri si approfittano della propria posizione. Spiega che se sui giornali escono racconti di comportamenti poco edificanti da parte di alcuni nostri eletti, la colpa non è dei giornalisti o di chi nel Movimento contesta questi comportamenti, ma di chi nel Movimento si è comportato in modo poco edificante.
Secondo me, se vuoi provare a salvare il Movimento, questo è ciò che devi fare. Altrimenti, il Movimento vincerà pure le prossime elezioni politiche, ma perderà l’anima; e alla fine in Italia cambierà poco o niente.

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