E' morto Dario Fo. Difficile se non impossibile contenerlo in una definizione. Ha fatto di tutto nella vita giullare, pittore, artista, teatro, pittore, Nobel, drammaturgo, clown ...
Con un filo rosso a legare tutto questo incontenibile magma creativo: la contestazione del potere, da chiunque fosse detenuto, la voce dell'ultimo, del disperato, la denuncia vivente dell'"ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto"...
Sempre col torto, in quanto torto, sempre pronto a pagare di persona, sempre a metterci la faccia. Contro la Chiesa quando la Chiesa era davvero potere (non come adesso che criticare la Chiesa è "cool"), contro la DC quando contestare la DC voleva dire essere allontanato per anni dalla TV (e allora i media erano solo la TV...), fuori dal PCI quando per molti intellettuali non allineati il PCI era un "porto" fondamentale, a denunciare ruberie politiche con 30 anni di anticipo su tangentopoli, contro Berlusconi quando era potente davvero e da ultimo, lezione autentica di libertà, coraggio e lucidità, contro il patto della nazione, contro il PD renziano e FI e quindi, "scandalosamente", un Nobel assieme ai ragazzi del M5S.
E' morto Dario Fo - con una sua citazione che gli si adatta perfettamente - se ne è andato "un zervelo pien de rode e de rodele". Mi piace pensare che abbia voluto godersi dall'alto, ridendo, la vittoria del NO il 4 dicembre, la difesa della Costituzione antifascista, baluardo contro i torti, l'ultima sua battaglia.
Michele Pizzolato
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