Il nostro No alla controriforma costituzionale è sempre stato motivato sul merito, mai sulle persone. Non abbiamo mai detto che bisogna votare No per mandare a casa Renzi, né che il ddl Boschi-Verdini è sbagliato perché l’ha scritto lui nel patto del Nazareno con Berlusconi (che poi ha cambiato idea) o perché il fronte del Sì è pieno di impresentabili. La personalizzazione, pro se stesso e contro la fantomatica “casta” o “accozzaglia” del No, l’abbiamo sempre lasciata a lui.
Ora però questo stalker travestito da
premier sta francamente esagerando. Spedisce agli elettori milioni di copie di
un dépliant (chi paga?) col fotomontaggio dell’inesistente alleanza
Zagrebelsky-Monti-Dini-Grillo-Brunetta-D’Alema-De Mita (mancano curiosamente B.
e Salvini, perché “i voti dobbiamo prenderli a destra”). Fa imboscare dalla sua
Rai-scendiletto un dibattito già registrato tra la Meloni e Verdini perché deve
oscurare i suoi impresentabili per meglio mostrificare quelli (veri o presunti)
altrui. E insulta ogni giorno il Fatto e il sottoscritto con argomenti miserabili:
“Ma vi rendete conto che c’è (sic, ndr) Berlusconi e Travaglio insieme? Un
gioco delle coppie fantastico: abbiamo messo insieme Berlusconi e Travaglio, si
amavano a loro insaputa!”. È appena il caso di ricordare a questo bulletto di
provincia un paio di particolari che dovrebbero suggerirgli un minimo di
prudenza. Nel 1994, mentre lui intascava 48 milioni di lire da Canale 5 per La
ruota della fortuna, il sottoscritto metteva a rischio la propria carriera
lasciando il Giornale al seguito di Indro Montanelli e di 50 colleghi, molti
dei quali sono ora al Fatto, per una questione di principio che, non essendo
monetizzabile, lui non può neppure lontanamente comprendere: il conflitto
d’interessi dell’editore entrato in politica. Nel 2001 il sottoscritto scriveva
L’odore dei soldi con Elio Veltri sui rapporti fra B., Dell’Utri e Cosa Nostra,
e lo presentava nell’ultima Rai libera, al Satyricon di Luttazzi, esponendosi
alle rappresaglie dal nuovo premier: otto cause civili con richieste di danni
per 100 e passa miliardi di lire, tutte poi vinte fino alla Cassazione; altre
decine di denunce penali e civili firmate Previti, Confalonieri, Dell’Utri,
Fininvest, Mediaset, Rti, Publitalia, Forza Italia e così via; l’ostracismo
dalla Rai (per cinque anni, fino al reintegro giudiziario di Santoro) e
ovviamente da Mediaset (tuttora vigente). Il tutto a opera di un signore a cui
Renzi, sindaco di Firenze, nel 2010 andò di nascosto a leccare i tacchi col
rialzo nella villa di Arcore, nella vana speranza che nessuno venisse a
saperlo. Poi nel 2014 lo riceveva in pompa magna nella sede del Pd – già
pregiudicato per frode fiscale, interdetto dai pubblici uffici ed espulso dal
Senato – per stringere il Patto del Nazareno e promuoverlo a padre costituente.
Quindi, signor cosiddetto presidente del Consiglio, prima di parlare del
sottoscritto accostandolo a B., si sciacqui la bocca e si vergogni, se ancora
le riesce. E siccome, allergico com’è alla cultura e al diritto, si diverte a
sputtanare giuristi galantuomini come Zagrebelsky, manipolandone le parole per
infilarlo nell’ammucchiata del No, la serviamo noi come si merita: con un bel
florilegio di tutto il meglio dei supporter del Sì. Un’allegra combriccola di
vecchi arnesi, pregiudicati, inquisiti, imputati, voltagabbana, xenofobi,
misogini, evasori, clientelisti, massoni, piduisti, pitreisti, capifila di
tutte le caste che a suo dire dominerebbero il fronte del No. Lo ripetiamo
ancora, a prova di idiota: non è per quel mucchio selvaggio che da due anni
diciamo No alla sua controriforma pericolosa, sbagliata, caotica e scritta coi
piedi. Ma siccome lei è così a corto di argomenti sul merito di quel capolavoro
da evocare continuamente le nostre presunte cattive compagnie, facciamo come
diceva Pertini: “A brigante, brigante e mezzo”. E ribaltiamo su di lei la
demenziale propaganda sull’“accozzaglia” che lei usa contro di noi. Nella
speranza che di qui al 4 dicembre cambi musica. Si decida a dimostrarci – se ci
riesce – i balsamici effetti del ddl Boschi-Verdini. E la pianti di screditare
le ragioni del No parlando d’altro, cioè dell’eterogeneità di quanti le
propugnano. Come se tutti quelli che votano No a un referendum dovessero avere
pronto un programma per governare insieme. Come se la fondatezza di un
argomento dipendesse dalla reputazione di chi lo sostiene (se anche Riina pensa
che la Terra giri intorno al Sole, noi che dovremmo fare: tornare a Tolomeo?).
Come se la Costituzione – quella vera del 1948 – non fosse stata scritta e
approvata da un fronte amplissimo ed eterogeneo: dagli ex fascisti ai comunisti
rivoluzionari, dai monarchici ai repubblican-azionisti, dai cattolici popolari
ai liberali e ai socialisti mangiapreti. La Costituzione non è di questo o quel
partito, tantomeno del governo: è di tutti. Dunque, caro guappo di cartone, se
ne faccia una ragione: non è uno scandalo, ma una benedizione che a difenderla
sia un fronte vasto e plurale, fatto di persone che dissentono su tutto, ma non
sulle regole del gioco democratico.Probabilmente, a dispetto dei sondaggi, il 4
dicembre la sua accozzaglia vincerà: il monopolio delle tv e della grande
stampa, lo spiegamento di denaro e poteri forti italiani e internazionali al
suo servizio, il voto di scambio, i trucchi sul voto estero e il terrorismo
finanziario sono armi irresistibili e invincibili, se usate su un popolo
fragile e spaventato. Ma, anche se riuscirete a scassinare la Costituzione per
un pugno di voti, il nostro giornale continuerà a battersi con tutte le forze
per i valori di libertà, democrazia, partecipazione, cittadinanza, sovranità
popolare e divisione dei poteri che lei, statista senza statura, non sa neppure
dove stiano di casa.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 22
novembre 2016
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