Passa ai contenuti principali
Giro l’Italia da mesi per
spiegare i pericoli della controriforma costituzionale, le bugie del Sì e le
buone ragioni del No, e negli ultimi giorni sento dire: “Ormai è fatta. Il No
ha stravinto”. Ma siamo matti? Il peccato mortale da evitare è proprio questo
rilassamento a pochi metri dal traguardo. Questo bearsi beota delle promesse di
chi dice di votare No e poi magari, nel segreto dell’urna, barra il solito
Signorsì italiota: per paura, per interesse, per conformismo, per servilismo.
Renzi e la sua potentissima macchina di propaganda, soldi, tv, giornali, radio,
spot, poteri nazionali e internazionali, si sta comprando a una a una le caste
e le corporazioni con denaro pubblico, sta ingannando metà del Paese con
promesse-patacca e terrorizzando l’altra metà con spauracchi inesistenti o
paure fondate ma totalmente scollegate da questo voto (se certe banche sono al
collasso, non è colpa di chi vota No e non sarà la vittoria del Sì a riportarle
in salute, visto che finora questo governo non ha mosso un dito per risanarle).
La vera Casta che ha rovinato l’Italia è tutta con lui e chiama alle armi
persino quei pochi che erano finiti ai margini, come l’incredibile Prodi, che
ancora ad agosto sussurrava il suo No e ora dichiara il suo Sì a una riforma
che gli fa ribrezzo, “nella speranza che giovi al rafforzamento delle nostre
regole democratiche”. Buonanotte, professore: rafforziamo la democrazia
abolendo le elezioni per il Senato. Complimenti per la lucidità e la coerenza.
Nei due giorni che mancano alle urne, dobbiamo raccogliere le forze e le idee
per portare al No tutti gli incerti che possiamo. Per poter dire lunedì –
comunque vada il referendum – di aver fatto tutto il possibile per salvare la
nostra Costituzione da questi lanzichenecchi. Usando l’argomento più semplice e
convincente di tutti: la verità.
1. Essendo un referendum
costituzionale, l’unica cosa che conta è la legge costituzionale: si vota Sì o
No alla “riforma” Boschi-Verdini che persino Prodi, passando dal No al Sì,
definisce priva della “profondità e chiarezza necessarie”. Quindi, siccome la
nuova Carta durerà e farà danni per decenni, bisogna votare No.
2. Le banche, i mercati, lo spread,
il pil, gli investimenti, le bollette, i salari, le tasse, gli immigrati, la
criminalità, i baby killer, i malati di cancro, epatite C e diabete, non
c’entrano nulla. E il fatto che i fautori del Sì li tirino in ballo, la dice
lunga sulla miseria delle loro ragioni. Dunque bisogna votare No.
3. La stabilità del governo non
dipende dal referendum, che non riguarda il governo, ma una legge
costituzionale imposta dal governo.Se Renzi vuole stabilità e non i soliti
“tecnici non eletti” (come se lui lo fosse stato), resti comunque a Palazzo
Chigi sino a fine legislatura, visto che la sua maggioranza è intatta. È quel
che gli dice il capo dello Stato, unico depositario della legislatura. E
comunque l’ultimo che può predicare stabilità è proprio Renzi, che nel 2014
ribaltò dopo 9 mesi il governo in carica presieduto da Enrico Letta senza
passare dal voto per farne un altro con la stessa maggioranza e il programma
opposto a quello votato dagli elettori Pd. Quindi bisogna votare No.
4. Se vince il No, non è affatto
detto che le prossime elezioni le vincano i 5Stelle. Anzi, paradossalmente è
più improbabile: se il Senato resta elettivo, rifare l’Italicum (che ora vale
solo per la Camera) sarà obbligatorio. E oggi le maggiori chance di vittoria
solitaria del M5S sono legate al ballottaggio dell’Italicum. Non è neppure
detto che il No farà perdere le elezioni a Renzi: nel 2006 B. perse il
referendum costituzionale e nel 2008 stravinse le elezioni. Quindi bisogna
votare No.
5. Eugenio Scalfari, tentando di
giustificare il suo voltafaccia dal No al Sì, tenta di spiegare con tutto il
partito di Repubblica che non è lui ad aver cambiato idea: è il referendum che
ha “ampiamente cambiato il significato che gli attribuisce la gran parte dei cittadini…
Ormai il Sì è un ‘viva Renzi’ e il No è ‘abbasso’… Il grosso dei No è di
provenienze grilline”. Per Michele Serra e altri, il No sarebbe addirittura
destraccia della peggior specie: “Il No di sinistra affogherà dentro il No di
destra, quello di Brunetta, Berlusconi e Salvini, e soprattutto dentro il No
grillino”, segnando la vittoria di “figure politiche alle quali, della
Costituzione, non è mai importato un fico secco” (invece Briatore, Vacchi,
Marchionne, Confalonieri, Confindustria, l’ambasciatore americano, Schäuble,
Juncker, Jp Morgan, Cicchitto, Verdini, Pera, Casini, Ferrara, Feltri, Tosi,
Pisicchio, De Luca, Bondi, Alfano, sono tutti cultori della Costituzione
iscritti alla Terza Internazionale). Ora, il referendum è un essere inanimato e
non ha affatto cambiato significato. Da quando è stato indetto, ha sempre
riguardato lo stravolgimento della Costituzione. Se qualcuno ha smesso di
difenderla, liberissimo. Ma non racconti frottole: chi era contro è rimasto
contro e chi era pro è rimasto pro, salvo pochi voltagabbana incrociati. Ma se
la Costituzione, scritta e votata nel 1946-47 da monarchici, ex fascisti,
liberali, democristiani, repubblicani, socialisti e comunisti, viene ora difesa
da un fronte eterogeneo, conta solo il risultato: salvarla da una “riforma”
peggiorativa. Fermo restando che con il No, dall’inizio (quando B. era per il
Sì), ci sono tutte le forze democratiche, tradizionali e nuove: Cgil, Fiom,
Magistratura democratica, Associazione partigiani, costituzionalisti e
intellettuali progressisti, la sinistra Pd, la galassia ex-Sel, Possibile, i
5Stelle (sì, anche loro), Libertà e Giustizia, il Fatto, il manifesto,
Micromega e molte firme di Repubblica. Quindi bisogna votare No. Con l’orgoglio
di stare in ottima compagnia. E dalla parte giusta.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 1 dicembre
2016
Commenti
Posta un commento