Confrontate queste due frasi.
“Il rimpatrio non è un tabù. Chi ha diritto all’accoglienza
deve essere accolto, ma l’Italia non è il paese dei balocchi… L’Europa non può
permettersi di lasciare che un Paese faccia da sé… Occorre trovare una giusta
via tra la paura da un lato e la superficialità e il cedimento strutturale al
buonismo dall’altra. Chi ha diritto all’accoglienza deve essere accolto, ma
l’Italia non è il paese dei balocchi… Guardo alla sinistra di quest’aula: non
possiamo avere più paura del concetto di rimpatrio” (24.6.2015).
“I profughi con diritto di asilo devono essere accolti in
Europa e distribuiti uniformemente in tutti i paesi membri. Chi è privo di
diritto d’asilo in questo momento storico deve essere espulso. Il termine
espulsione non deve essere ricondotto alla destra, alla sinistra, o alla
xenofobia” (6.12.2016).
La prima l’ha pronunciata Matteo Renzi in Parlamento, la
seconda Alessandro Di Battista in un’intervista a Die Welt. Dicono entrambi la
stessa cosa, ragionevole anzi ovvia perché è la traduzione in italiano delle
norme europee e italiane. Che, sulle espulsioni degli irregolari, sono costanti
dal 1990, cioè dalla legge Martelli (Andreotti VI, pentapartito), seguita dalla
Turco-Napolitano del 1998 (Prodi I) e dalla Bossi-Fini del 2002 (Berlusconi
II).
Sei mesi fa il commissario Ue
all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, notava che “il sistema Ue di rimpatrio
dei migranti irregolari non è sufficientemente veloce ed efficace” (riguarda
solo il 37% dei clandestini, e in Italia molti di meno) e auspicava financo “la
detenzione per chi si sottrae all’identificazione”. Ma la Corte di giustizia Ue ha
stabilito che gli Stati membri non possono recludere gli irregolari, ma devono
espellerli. In Italia le espulsioni sono rarissime (anche se – dati della
Commissione Ue – l’80% dei nostri extracomunitari sono irregolari): sia per
l’inefficienza della macchina burocratica, sia perché questure e prefetture
sono senza soldi, sia perché abbiamo accordi bilaterali con soli quattro paesi
di provenienza (Tunisia, Nigeria, Egitto, Marocco) e ne mancano un’altra decina,
peraltro previsti dal Migration Compact di Renzi, finalizzato proprio ad
agevolare i rimpatrii. Da anni sentiamo ripetere dai mejo “riformisti” del
bigoncio che “la legalità è di sinistra” e l’immigrazione non si governa col
buonismo e le avemarie.
E quando negli ultimi mesi fior di sindaci pidini del Nord,
da Piero Fassino (buonanima) a Beppe Sala, da Giorgio Gori al vicentino Achille
Variati hanno posto il problema di un severo controllo dell’immigrazione, dai
giornaloni si sono levati gridolini di giubilo perché finalmente la sinistra
diventava moderna. Persino la follia populista dell’esercito schierato da Sala,
Renzi e Alfano per le strade di Milano è stata salutata da cori di
“finalmente”, “era ora”, “quando ci vuole ci vuole”, “così si combatte il
populismo grillino-leghista”.
Poi Di Battista si permette di dire le stesse
cose, anzi molto meno, reclamando il rispetto delle leggi italiane ed europee
sui rimpatri degli irregolari (votate da governi e partiti di destra e di
sinistra, mai dal M5S), e apriti cielo! Ecco la prova che i 5Stelle sono
leghisti, anzi fascisti, e ora vedrete che si alleano con Salvini. Repubblica,
che fino all’altroieri ospitava fra gli applausi le intemerate di Sala&C.,
scrive che Di Battista vuole “deportazioni” per “prendere più voti”, mentre
Renzi – che ha sempre detto la stessa cosa – “sembra di un altro pianeta”
perché “ha disposto il recupero di centinaia di cadaveri” in mare. Invece il
M5S, siccome chiede come lui il rispetto della legge, li avrebbero lasciati sui
fondali. Così almeno arguisce Repubblica, che cita l’“analisi raffinata” di un
imprecisato “blog Giap” per tacciarli pure di “criptofascismo”. Massì,
abbondiamo!
Purtroppo c’è un piccolo dettaglio da superare: due anni fa
i gruppi parlamentari 5Stelle chiedono l’abolizione del reato di immigrazione
clandestina, introdotto nel 2008 dal decreto Maroni con l’unico risultato di
intasare di fascicoli Procure e Tribunali e di far impazzire le forze
dell’ordine per inseguire e processare fantasmi che, ove mai si trovassero dopo
anni di indagini, dovrebbero pagare una multa (essendo nullatenenti). Il Pd si
dice d’accordo, Grillo e Casaleggio invece no e indicono la votazione online
che li sconfessa e dà ragione agli eletti. A quel punto il Pd e il governo
Renzi che fanno? Mantengono il reato di clandestinità (tuttora in vigore) per
timore di impopolarità, d’amore e d’accordo con i populisti-razzisti della
Lega. Ma questo bell’epilogo, siccome smentisce il pregiudizio di Repubblica, è
meglio non raccontarlo. I fatti non devono disturbare la propaganda. Ecco
dunque, nel finalino, l’analisi raffinatissima di Repubblica: “Incoraggiate, le
tossine viaggiano e si moltiplicano nel web. E il Paese beve in silenzio
razzismo a buon mercato”. Ricapitolando: se Napolitano e la Turco impongono i rimpatrii,
sono democratici e accoglienti; se Renzi vuole espulsioni e reato di
clandestinità, è democratico e moderno (anzi, “di un altro pianeta”); se Di
Battista parla di rimpatrii, è un criptofascista e un razzista. È l’antipasto
della lunga campagna elettorale appena iniziata, in vista della quale è forse
il caso che i giornali dicano subito come la pensano una volta per tutte, e per
tutti. La legalità è un valore democratico sempre, o solo quando la invoca il
Pd? E i fascisti sono i fascisti, o tutti quelli che non garbano a Repubblica?
Così, per sapere.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2016
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