Ci sono giornate che partono subito bene, soleggiate e radiose, poi però arriva un nuvolone nero a rattristarle. È quel che ci è accaduto ieri, nell’apprendere che l’onorevole sottosegretario Gennaro Migliore da Casoria non verrebbe mai a cena con noi, mentre con Berlusconi perché no. L’ha detto lui a Un giorno da pecora. E quel pensiero funesto (“mai a cena con Gennaro Migliore, che sfiga”), misto a un’inestinguibile invidia per B. (“lui a cena con Gennaro Migliore, che culo”) ci ha rovinato il pomeriggio e la sera. E non solo a noi. Mettiamoci nei panni degli elettori di sinistra che nel 2013 votarono Sel contribuendo all’elezione di Migliore, per poi vederlo traslocare armi e bagagli nel Pd; e anche nei panni degli elettori di centrosinistra che nel 2013 votarono Pd nella rassicurante certezza che non avrebbero contribuito all’elezione di Migliore, salvo ritrovarselo tra i piedi a parlare e a sottosegretarieggiare a nome loro. A questa brava gente va la nostra più sentita solidarietà, ma anche un’esortazione. Non sentitevi in colpa, non siete stati voi a spedire alla Camera e al governo un simile statista, avete un alibi di ferro: essendo entrato a Montecitorio nel 2006 col Porcellum per non uscirne mai più, il nostro eroe non ha mai provato l’ebbrezza di avere degli elettori, per la semplice ragione che non fu mai eletto. Ma sempre nominato, piazzato tre volte in cima alla lista bloccata di Sel e paracadutato alla Camera. Una bella consolazione per gli elettori, ma anche una bella comodità per lui. Così non deve render conto a nessuno di ciò che fa, dice ed, eventualmente, pensa.
Ora, per dire, è impegnatissimo a cancellare le tracce del suo antiberlusconismo, in vista del nuovo patto del Nazareno con B. Un’impresa di pulizie già ardua per quelli del Pd, ma doppiamente improba per gli ex-Sel come lui, passato direttamente da Vendola a Renzi senza passare dal via. Lui, alla radio, pensa di cavarsela così: “B. l’ho combattuto politicamente, ma non personalmente”. Quindi ci andrebbe non solo a cena, ma anche al governo, dove peraltro già convive con Alfano – dopo averlo accusato di “aggredire la magistratura con frasi intimidatorie che non possono non destare inquietudine” (13.5.13) – coi voti di Verdini e altra bella gente. Seguono strali al Fatto che osa ricordare il curriculum giudiziario di B. Un tempo, quando attaccavamo B., s’incazzavano B. & C.. Ora s’incazza Migliore. Lui del resto non l’ha mai attaccato personalmente. Diceva solo che B. “è vittima di una pericolosa sindrome staliniana, quella delle repressioni militari di Budapest e Praga” (22.10.2008).
“Osta davvero male, oppure si prepara ad atti profondamente illiberali. In entrambi i casi, si tratta di un uomo pericoloso” (26.6.09). “Fa persino tenerezza mista a compassione quando, in un impeto di senilità, cerca di trasformare lo squallore della vicenda escort in cui è coinvolto sino al collo in una prova di italico machismo” (10.9.09). “È divorato dall’odio per la democrazia. Odia tutti quelli che non lo riveriscono. Odia la legge uguale per tutti. Odia e minaccia la nostra libertà” (9.6.10). “È un vecchio satiro con gusti necrofili” che “immagina il futuro del Paese a sua immagine: ossia in via di imbalsamazione” (12.9.10). “È il momento di staccargli la spina ed evitare accanimenti terapeutici” (21.1.11). Insomma “è grottesco” (28.3.08) e “disgustoso” (19.2.11). Di qui l’appello a “tutta l’opposizione per costruire un ‘comitato di salute pubblica’ contro le farneticazioni e le pericolose iniziative di B., una mobilitazione permanente per impedire un colpo di mano dell’esecutivo sull’impunità del premier e sull’impianto della Costituzione” (10.12.09).
Tutte critiche politiche, mica personali. Del resto è sulla politica che la coerenza del Migliore emerge in tutta la sua rocciosità. Ora che Renzi lavora alle larghe intese con B., e l’accelerato Casoria-Arcore dietro, sarà un gioco da ragazzi dimostrare che lui l’ha sempre pensata così. “Alle larghe intese possono pensare solo B., Confindustria e tutti quelli che non hanno il polso delle necessità reali del Paese” (27.10.06). “Siamo contrari comunque a qualsiasi forma di governo che contempli nella maggioranza il Pdl e B.” (28.3.13). “Speriamo che non si faccia mai un governo con B.” (4.4.13). Perciò voleva cancellare la Gasparri e l’ex Cirielli, levare le frequenze a Rete4, varare una legge draconiana sul conflitto d'interessi. Faceva scudo col suo corpo alla Costituzione che “non si tocca e la difenderemo con la lotta” (7.10.09) e “mai come in questi tempi sentiamo quanto sia moderna e forte” (25.4.2010). E invocava una legge elettorale “col sistema tedesco” (9.11.07), mentre l’Italicum “è maleodorante” e “l’unico ricordo (spero non indelebile) che ne resterà sarà l’accordo Renzi-B.” (12.3.14).
Poi votò l’Italicum, la controriforma costituzionale e tutte le altre porcate neoberlusconiane del compagno Renzi, di cui diceva: “Casini e Renzi ignorano cosa voglia dire cambiare la politica di cieca austerità che ottusamente difendono” (3.11.12). Ben altri erano i soggetti con cui dialogare contro “il populismo di B.” (25.4.10). Tenetevi forte: “Certamente voglio dialogare con i 5Stelle su un programma credibile che intercetti la domanda di cambiamento” (26.2.13). Oggi invece i populisti da combattere sono i 5Stelle, con l’aiuto del noto europeista moderato B. Verrebbe quasi da domandare a Gennarino: “È forse un caso di doppia personalità?”. Ma anche questa frase è sua: “Da una parte dr. Berlusconi e dall’altra mr. Papi?!” (21.1.11). Forse, oltre a cambiare partito, lo statista di Casoria dovrebbe pure cambiare cognome. Che, fra l’altro, appare francamente eccessivo.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 26 maggio 2017
Commenti
Posta un commento