Il boom del gioco d'azzardo

In Italia un ragazzo su due si è avvicinato alle macchinette del bar o delle sale lottery nonostante i divieti. Sono oltre un milione e duecentomila, infatti, quelli che hanno tentato la fortuna almeno una volta nel 2016. Il fatto è che questa pessima abitudine giovanile si mette sulla scia comportamentale degli adulti. Non deve infatti apparire contraddittorio il ricorso alla fortuna proprio quando la crisi si fa sentire sui bilanci: più si teme il domani e più ci si aggrappa alle tentazioni. Nel 2016 il gioco d'azzardo ha visto salire la spesa complessiva del 7% a 96 miliardi di euro.
Calcolando che la popolazione nazionale si aggira sui 60 milioni di persone, inclusi i bambini, scopriamo che nell'anno appena trascorso abbiamo speso la media di 1500 euro a testa, pressappoco un intero stipendio solamente per scommettere sulla fortuna al gioco. Cifre da capogiro, che diventano ancora più strabilianti, se si considera che nell'arco degli ultimi otto anni, ovvero in piena crisi economica, il business del gioco d'azzardo era doppiato da 47,5 miliardi del 2008.

Tutto questo non arriva per caso: nel 2016 le società del settore hanno investito in pubblicità 71,6 milioni di euro contro i 51,3 milioni dell'anno precedente insomma un bell'incremento del 39,6% rispetto al 2015.
[...] Il moltiplicarsi delle agenzie di gioco d'azzardo e la massiccia campagna pubblicitaria (con eccellenti uomini dello sport e dello spettacolo che si prestano come testimonial "accalappia ragazzi") sono funzionali a un'educazione che vede nei meccanismi della scommessa lo stesso schema della finanza speculativa. In fin dei conti cos'è la finanza moderna se non un casinò allargato?

Gianluigi Paragone, GangBank

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