Urge contrappello



"Inaudita violenza di stato”, “persone inermi e innocenti”, “aggrediti con ingiustificata violenza dalle forze dell’ordine”, “delitto contro l’umanità”, “pagina vergognosa per Roma e per l’Italia”, “pessimo segnale del Ministero degli Interni, della prefettura e del comune di Roma”, “regressione xenofoba e razzista”, “orrore”, “civiltà culturale, convivenza comune e storia plurimillenaria che si sgretolano sotto i nostri occhi”, “Roma torni a essere città aperta, antirazzista e antifascista”.
Queste e altre frasi ritroviamo in un appello firmato da molti intellettuali, alcuni dei quali nostri fraterni amici e collaboratori del Fatto, contro lo sgombero disposto dal Tribunale ed eseguito – senza grandi resistenze – a metà agosto dalla Prefettura con la Polizia nel palazzo di via Curtatone - piazza Indipendenza, occupato da quattro anni da centinaia fra italiani dei “movimenti per la casa” e migranti perlopiù somali ed eritrei; ma soprattutto contro il successivo intervento più traumatico per liberare piazza Indipendenza da centinaia di persone sloggiate che bivaccavano per strada, spalleggiate da quelle lasciate nello stabile (donne, anziani e bambini in attesa di riallocamento) con lanci di sassi, bombole di gas, bottiglie e altri oggetti dai balconi sulle forze dell’ordine, che rispondevano con cariche e idranti.
Dopo gli scontri e gli incidenti che ne sono seguiti fino al piazzale della stazione Termini, i leader della sinistra “radicale”, la Cei, la Cgil varie Ong e associazioni umanitarie hanno duramente criticato Polizia, Questura, Prefettura, Viminale e la solita sindaca Raggi: “Barbarie”, “vergogna indegna di un Paese civile”, “razzismo istituzionale”, “violenza contro persone inermi ed esasperate”, “Minniti si dimetta”. Ora, dopo due settimane, la Procura di Roma indaga su alcuni fatti oggettivi per stabilire se siano dei reati o no e, se sì, chi li abbia commessi (ipotesi di sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina).
Fatti che, forse, impongono a tutti qualche riflessione.
1) Lo stabile occupato abusivamente conteneva decine di bombole di gas, stufe e fornelli: un mix esplosivo che i Vigili del fuoco avevano segnalato per tempo, dopo un’ispezione rimasta a metà per le violente resistenze degli occupanti, ma nessuno aveva potuto intervenire nel palazzo inaccessibile a chiunque (fuorché agli agenti armati che ogni tanto arrestavano qualche scafista o spacciatore).
2) I servizi sociali del Comune avevano più volte tentato di entrare per censire bambini e altri soggetti fragili e offrire loro alternative abitative, ma erano stati sempre respinti.
3) Il Comune, avvertito dello sgombero solo la sera prima, non poteva sapere se ci fossero bambini, donne e anziani: l’ha scoperto durante il blitz, ha offerto loro sistemazioni provvisorie, ma solo 50 soggetti fragili (su 107) le hanno accettate: gli altri han preferito restare per strada. Ancora l’altroieri il Comune ha proposto ai 57 ex occupanti accampati in piazza Madonna di Loreto una sistemazione nei centri di prima accoglienza, ma 53 hanno rifiutato e solo quattro accettato.
4) Ad altre centinaia erano state offerte dalla proprietà dello stabile sgomberato alcune villette nel Reatino, ma il sindaco Pd del posto ha alzato le barricate e gl’interessati hanno comunque detto “no grazie”, continuando a bivaccare per strada (ora i più sono davanti all’Altare della Patria).
5) Un somalo ha chiesto di rientrare nel palazzo per recuperare alcuni effetti personali e se n’è andato con un rotolo di 13 mila euro che teneva in un cassetto.
6) La Digos ha trovato interi scatoloni pieni di ricevute di pagamenti fino a 100 euro quotidiani e ha scoperto che i migranti pagavano – a italiani e connazionali, tutti da identificare – affitti giornalieri o mensili per occupare camere, letti e addirittura poltrone (noleggiate ciascuna a 2 euro per 3 ore).
7) Testimoni raccontano di timbri col sigillo dello Stato per fabbricare documenti e permessi di soggiorno falsi, fatti sparire durante lo sgombero.
8 ) All’ingresso, gli occupanti avevano allestito una reception con sei computer e un macchinario per stampare i badge di ingresso, gestito da personale straniero che registrava i “clienti” paganti e i periodi di permanenza, come nelle pensioni e negli hotel.
9) Tra il materiale sequestrato, spiccano una pelliccia di visone del valore di 20 mila euro e vari maxi-televisori al plasma ultrapiatti di ultima generazione e abiti firmati.
10) Procura e Tribunale hanno in corso indagini e processi per altre occupazioni, a carico di esponenti dei “movimenti per la casa” accusati di aver estorto denaro a migranti in cambio di letti e stanze.
Davvero, alla luce di questi fatti, i nostri amici (e lo diciamo fraternamente, senza alcun sarcasmo) ripeterebbero quelle parole e quegli appelli lanciati a caldo, sull’onda dell’emozione? O non pensano di aver preso un abbaglio, o almeno di avere esagerato?
Davvero il compito della sinistra è difendere occupazioni illegali dove italiani e stranieri ingrassano sfruttando i più disperati?
Davvero, per accogliere i migranti, bisogna consentire loro di rifiutare le sistemazioni prospettate – magari insufficienti, improvvisate e tardive – dalle istituzioni, mentre migliaia di italiani poveri attendono da anni una casa popolare?
Se l’obiettivo finale è riconoscere ai rifugiati gli stessi diritti e gli stessi doveri degli italiani, serve una classe politica che cominci a rispettare la legge per rendersi credibile nel farla rispettare agli “ultimi”, a prescindere da dove sono nati e dal colore della loro pelle. Ma poi dev’essere anche chiaro a tutti che nessuno è legibus solutus. Non sappiamo se questi princìpi siano di destra, di centro, o di sinistra. Ma questo è lo Stato in cui vorremmo vivere noi. E forse non solo noi.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidinao, 6 settembre 2017

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