La legislatura che sta per essere sciolta (si spera nell’acido) è stata una delle peggiori della storia repubblicana. Ma almeno un merito l’ha avuto: offrirci la galleria completa di tutti gli orrori che non vorremmo mai più vedere.
1. La non-vittoria. Dalle urne del 2013 esce un’Italia tripolare: Pd+Sel, Pdl e M5S (più il centrino di Monti&C.). Nessun blocco ha la maggioranza. Bersani ammette che ha “non vinto” e fa un altro errore: chiede in streaming ai 5Stelle l’appoggio esterno al suo governo con ministri e programma non concordati con loro. La risposta del primo partito d’Italia è no. Ma sbaglia pure il M5S: non dice quale premier e quali alleati vuole.
2. La scarica dei 101. Napolitano ne approfitta e traffica per tagliar fuori i vincitori e riportare al governo i perdenti. Nomina dei “saggi” per dettare il programma al governo che non c’è. E i supporter suoi e dell’inciucio lavorano alla sua rielezione. Caduto Marini, il Pd sceglie per acclamazione Prodi: poi 101 o più franchi traditori Pd lo impallinano, ben sapendo che mai riesumerebbe B.. Infatti il miglior candidato, Stefano Rodotà, uomo di centrosinistra proposto dal M5S e votato da Sel, viene ignorato. Tuttora il Corriere racconta la favola del “Parlamento incapace di eleggere un nuovo Capo dello Stato” e “costretto a rieleggere Napolitano”. Balle: Grillo nel 2013 dice che Rodotà sul Colle spianerà la strada a un governo di cambiamento. Proprio quel che non vogliono Pd, Pdl e Napolitano. Infatti B. canta “Meno male che Giorgio c’è”.
3. Napoletta. Re Giorgio II strapazza il Parlamento che l’ha appena rieletto e gli detta il menu delle cose da fare. Il nuovo premier è Enrico Letta, scelto da lui e da B. Il programma è un optional, infatti il suo governo non farà nulla, salvo riabolire l’Imu sulle prime case, anche dei ricchi, per tener buono il Pdl. Poi B. è condannato in Cassazione ed espulso dal Senato e, per rappresaglia, lascia la maggioranza. Ma i suoi ministri, da Alfano in giù, restano incollati alle poltrone e fondano Ncd, salvando il governo Alfetta. Tanto sono tutti nominati col Porcellum e non hanno elettori a cui render conto.
4. Enrico sta sereno, Matteo sta Nazareno. Renzi vince le primarie Pd e diventa segretario. Giura che mai andrà al governo senza passare per le urne, #enricostaisereno. Poi vede B. per il Patto del Nazareno e va al governo senza passare per le urne, ma solo per Verdini. Re Giorgio gli depenna Gratteri alla Giustizia e gl’impone la fissa della nuova Costituzione. Renzi s’inchina e si scava la fossa.
5. 80 euro, 40 per cento. Gli 80 euro alla vigilia delle Europee portano il Pd al 40,8%. Tutta l’Italia che conta salta sul carro del vincitore. Per tre anni Renzi può varare leggi vergogna à gogo (Jobs Act, art. 18, Buonascuola, salva-evasori, responsabilità dei giudici, bavaglio sulle intercettazioni, controriforma costituzionale, Italicum…), completando l’opera di B. che le vota quasi tutte. Invece le leggi anticorruzione e antiprescrizione restano al palo: Verdini&Alfano non vogliono. Idem i tagli ai vitalizi. Il tutto a opera di una maggioranza illegittima che compra parlamentari un tanto al chilo: alla fine i voltagabbana saranno 345 (uno su tre) per 546 cambi di casacca (10 al mese): record mondiale.
6. Sergio la Mummia. Compiuta la missione di mandare al potere chi ha perso le elezioni per lasciar fuori chi le ha vinte e di sfasciare la Costituzione, Re Giorgio II abdica nel gennaio 2015. E arriva Sergio Mattarella: anche lui firma tutto, ma almeno tace. Promulga persino l’Italicum, anche se vale solo per la Camera (salvo poi piagnucolare perché le due Camere hanno leggi elettorali diverse), sperando che gli italiani si bevano le balle renziane sulla grande riforma costituzionale, imposta a colpi di maggioranza (finta), con forzature parlamentari mai viste (dissenzienti sostituiti in commissione, tagliole e canguri per strozzare il dibattito e cancellare gli emendamenti, minacce di non ricandidare chi non ci sta) e con una campagna di fake news e insulti ai “gufi”.
7. Basta un No. Gli italiani salvano la Costituzione, col 59% di No. Renzi, che aveva promesso con la Boschi di lasciare la politica, lascia solo il governo, e la Boschi manco quello. Nasce il governo Gentiloni, praticamente uguale al precedente (tranne la falsa laureata Fedeli all’Istruzione e poco altro): non fa praticamente nulla, ma serve a rinviare le elezioni di un altro anno. Tantopiù che la Consulta boccia pure l’Italicum e c’è la scusa della legge elettorale. Ed ecco il Rosatellum, scritto da Pd, B. e Salvini apposta per fregare i 5Stelle e lubrificare l’inciucio Renzusconi. Poi si scopre che favorisce solo il centrodestra. Intanto, spinti verso l’uscio dagli insulti e dagli affronti renziani, i bersanian-dalemiani se ne vanno dal Pd. Seguiti da Grasso.
8. Mamma li Etruschi. Con un altro autogol, Renzi-Tafazzi vara in extremis la commissione d’inchiesta sulle banche. Pensa a una formidabile arma elettorale contro Visco e i dalemiani, invece saltano subito fuori le bugie della Boschi e del Giglio Fradicio su Etruria. La presenza del capogruppo Orfini aiuta.
9. Diritti&rovesci. Dopo tanti disastri, il Pd si consola con le unioni civili (senza stepchild adoption) e col biotestamento (votato anche da M5S e sinistra). Ma in 5 anni è un po’ pochino. Allora dicono di volere pure lo Ius soli: ma, per non perdere altri voti, fan di tutto per evitarlo, poi danno la colpa alle opposizioni.
10. Smacchiare il Gattopardo. Problema: siccome i 5Stelle e la destra sono più avanti che nel 2013 e il Pd più indietro, come fare a rifilarci un altro governissimo? Intanto ci fanno credere che il voto è inutile, tanto è già deciso che l’Italia sarà ingovernabile. Ricordiamoci (e ricordiamogli) che dobbiamo ancora votare.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2017
Commenti
Posta un commento