La multa che fece "sbroccare" il giovane Matteo

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Pubblichiamo un estratto del libro dell’ex sindaco di San Miniato, Angelo Frosini ( Pd), “Frazioni e Sezioni”, edito da La Conchiglia di Santiago
Nel pomeriggio del primo sabato di febbraio del 2007 ero da solo in Comune a leggere le mail di cittadini che, numerose, erano arrivate negli ultimi giorni. Il mio lavoro fu interrotto da una telefonata di Daniel, responsabile della comunicazione nel gabinetto del sindaco: “È uscita un’agenzia Ansa in cui Renzi, il presidente della Provincia di Firenze, spara a zero contro il Comune di San Miniato perché i nostri vigili continuano a fare multe, a suo dire illegittimamente, sulla Firenze-Pisa-Livorno”.
SAPEVO BENE che qualche giorno prima era stato sotto- scritto un accordo tra la Provincia di Firenze e tutti i Comuni interessati secondo il quale l’amministrazione provinciale prendeva in carico la manutenzione dell’in te ra strada di grande comunicazione e, insieme, il controllo sulla velocità dei veicoli.
Alla riunione per la firma avevo delegato l’assessora alla polizia municipale e il coman- dante dei vigili i quali mi avevano fatto notare che quell’accordo sarebbe divenuto attuativo non prima di un mese e informato che a quella riunione, convocata a Palazzo Medici Riccardi, sede della provincia di Firenze, non era presente il suo presidente.
Chiamai subito Matteo Renzi, sul cellulare: “Mi spieghi, Matteo, perché hai fatto questa uscita sulla stampa? Non era il caso di chiamarmi, prima di sparare a zero?”. “Perché state continuando a fare multe e non siete più legittimati a farne”. Era alterato e infastidito. Io continuai a mantenere la calma: “Ti faccio notare che, secondo il protocollo d’intesa sottoscritto, la provincia di Firenze avrebbe installato, non prima di un mese, gli autovelox fissi, ma che fino ad allora sarebbe stato legittimo che i Comuni (vedi comunicato del tuo ufficio stampa del 31 gennaio 2007) con- tinuassero la loro lotta contro l’alta velocità lungo la superstrada”. Renzi, che non era ben informato, non sapeva più come rispondermi.
DOPO UNA BREVE pausa, del tutto inusuale per lui, riprese a parlare in modo concitato: “Dovete smetterla di considerare gli automobilisti dei polli da spennare. E comunque, siccome sto andando due giorni fuori per una breve vacanza, non ho tempo da perdere con te e non mi devi rompere...”. Quanto avevo detto a Renzi lo scrissi per i giornali aggiungendo che “la Provincia di Firenze ha verificato che tra il 2000 e il 2006 sulla Fi-Pi-Li si riscontra un trend decrescente nella mortalità e negli incidenti gravi, grazie al forte aumento della sorveglianza stradale che ha indotto gli utenti ad una guida più prudente. Dunque Renzi, invece di cercare facili consensi, do- vrebbe elogiare il comune di San Miniato perché contribuisce a perseguire un obiettivo che la sua Provincia ha fatto proprio”.
Chiesi, come facevo solitamente, ai vigili urbani quante multe avessero comminato sabato 2 febbraio. Mi risposero: “Tre, una di queste al presidente della Provincia di Firenze”. A quel punto capii i veri motivi della dichiarazione all’Ansa e della maleducata risposta alla mia telefonata. Pensai anche che l’arroganza di Renzi fosse quella di un ragazzo di 32 anni un po’ “viziato” e che, maturando, si sarebbe attenuata. Mi sbagliavo: quel suo modo di fare, una volta divenuto segretario del Pd e presidente del Consiglio, invece di attenuarsi, si è rafforzato e temo che anche quando non avrà più alcuna responsabilità politica “l’umiltà” non sarà mai una sua dote.

Angelo Frosini, Il Fatto Quotidiano, 1 maggio 2018

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