Le pagelle del 2018

È tempo di pagelle di fine anno. I benpensanti del vecchio regime sono soliti distribuire voti dai loro giornali. Ma siamo in tempi di cambiamento ed è giusto che qualche voto se lo prendano pure loro.

Stampa: da terzo mondo. Con tutto il rispetto per il terzo mondo dove in molti paesi fanno un giornalismo molto più serio che da noi. La stampa italiana non fa giornalismo, fa politica e la fa pure da cani. Invece di contribuire al dibattito pubblico, lo inquina con le sue menzogne e faziosità politiche. Una vera emergenza nazionale. Il giornalismo italiano è una delle sacche in cui il vecchio regime coltiva l’illusione di poter tornare a comandare. Poveri illusi. Dopo decenni di conflitti d’interesse e giornali usati come arma politica e commerciale da parte di fameliche lobby, è venuta l’ora di una vera libertà di stampa e di una informazione all’altezza di una democrazia moderna.

Pd: morto e sepolto e senza nessuna possibilità di resurrezione. Da quando il Pd è passato a miglior vita, si sta molto meglio in Italia. Era davvero un partito del tutto inutile, un club di baronetti insulsi e litigiosi senza uno straccio di senso e idea politica. Dopo che hanno tradito valori ed elettori, è uno spettacolo vedere i baronetti superstiti scannarsi sulle ceneri in vista del congresso postumo. Uno spettacolo che serve a far scappare gli ultimi elettori superstiti e per ribadire a tutti come certe pagine buie della politica non si debbano ripetere mai più. Amen.

Forza Italia: agghiacciante. Il suo fondatore Dell’Utri rimane chiuso in carcere a doppia mandata per mafia. Da dietro alle sbarre filtrano spifferi gelidi da Graviano e compagnia bella. Di questo passo verrà fuori che ad inchinarsi e baciare la mano al padrone di Forza Italia fosse Graviano e non viceversa. In attesa che i processi per le stragi di mafia del 93 facciano il loro corso, i parlamentari forzisti continuano a far finta di nulla e indossano gilet azzurri per far cagnara. Hanno capito che Salvini li schifa, con gente come loro la Lega torna al 4%.

Comunisti col Rolex: da museo. Sono rimasti davvero quattro gatti ma fanno un casino bestiale perché i loro amici dei giornali mettono sempre le loro scorreggine in prima pagina. E così loro continuano a credersi sto cazzo. E predicano, sentenziano, maledicono. In cambio ottengono solo caterve di insulti e pernacchie ma loro insistono imperterriti, sono determinati a depredare anche quello zero virgola qualcosa che gli rimane. Roba davvero da museo. Archeologico.

Renzi: caso umano. Purtroppo fa pena anche come presentatore televisivo. Il suo docufilm su Firenze è stato definito dalla critica più benevola: “una cagata pazzesca”. I dati auditel sono da incubo, quasi come le percentuali a cui danno il suo possibile partito personale. Renzi è politicamente finito e lo sa pure lui. Ma prima di congedarsi vuole vendicarsi contro coloro che hanno impedito al suo abnorme ego di esprimersi appieno. Renzi non si fermerà finché non avrà del tutto distrutto i resti del centrosinistra italiano. Sarà questa l’impresa politica per cui verrà ricordato e di questo bisogna dargli atto e ringraziarlo. Per tutto il resto dovrebbe vedere uno bravo.

Berlusconi: una mummia farneticante. Ormai non esce più nessuna frase di senso compiuto dalla sua bocca. Delira e le sue televisioni sono costrette a mandarlo in onda lo stesso. Si vocifera che il funerale lo manderanno a reti unificate, fin dal mattino, con inviati al cimitero e telecamere pronte ad immortalare l’ascesa al cielo ed eventuali riapparizioni. La vera condanna di Berlusconi è quella di sopravvivere ancora ed assistere al lento riaffiorare della verità sulla sua condotta come uomo e come politico, la verità su tutto il male che ha fatto per accumulare soldi e potere che alla fine - invece di garantirgli felicità - gli garantiscono solo il ruolo di Mostro nella storia politica italiana.

Talk-show televisivi: inguardabili. Invitano sempre gli stessi zombie che da decenni ripetono le stesse idiozie senza azzeccarne una. Stesse facce, stesse parole, stesso vecchiume. Zero credibilità. Come i giornali. Invece di stimolare il dibattito pubblico, i talk-show lo intossicano mettendo in scena dei penosi siparietti a difesa del vecchio regime. Ormai i pochi che guardano i talk lo fanno per insultare chi vi partecipa e per sputare sullo schermo, li usano come sfogo terapeutico. Un peccato. Un’arena televisiva seria e professionale in cui dibattere onestamente sul cambiamento politico in corso sarebbe utile alla vita democratica.

Conte: ottimo. Finalmente una persona perbene nel ruolo di premier. Dopo decenni in mano a ridicoli pagliacci, Conte è un uomo che svolge con serietà e dignità il suo difficile compito. Il successo della trattativa con Bruxelles sulla manovra si deve soprattutto a lui e si tratta di un successo davvero significativo dopo anni in cui i suoi patetici predecessori sparlavano di pugni sui tavoli e poi in Europa si mettevano a pecorella svendendo i cittadini. Conte è una persona sobria che studia le carte con umiltà e dona lustro all’Italia anche all’estero dopo anni di figuracce e umiliazioni. Una garanzia per tutti.

Di Maio: talento puro. Si vede che è lì per merito. Gestisce situazioni complesse con una disinvoltura da politico di razza. Sta guidando il Movimento alla sua prima prova di governo nazionale e con la Lega. Una fase delicata ma che per ora ha dato ottimi frutti. Con Di Maio il Movimento sta portando a casa un cavallo di battaglia dopo l’altro e senza compromettere i suoi valori. Festeggiare dal balcone è stata una reazione bella e sacrosanta checché ne dicano i parrucconi del vecchio regime. Di Maio è stato attaccato brutalmente dalla stampa reazionaria, ma non si è fatto scoraggiare dimostrando forza d’animo e dedizione alla causa. La stampa si è spinta a mettere di mezzo i suoi cari. Il solito fango, il Movimento non poteva scegliersi capo politico migliore.

Salvini: se fa l’Orban è indigeribile, se fa il Trump de noialtri peggio ancora. Ma se fa invece il politicante milanese in luna di miele con la fu destra italiana che vuole passare “dalle parole ai fatti”, allora come alleato Salvini va più che bene e sicuramente meglio di quella cloaca del Pd. Alla fine la Lega c’è stata su tutti gli impegni del contratto, anche sui provvedimenti dello Spazzacorrotti. E certe speculazioni “razziste” sul decreto sicurezza si sono rivelate roba da giornali e da opposizioni rosicone. Salvini va gestito, è solo al comando e la renzite è contagiosa e devastante al giorno d’oggi, ma non c’è dubbio che per ora l’alleanza sta funzionando eccome. Le elezioni Europee diranno molto, ma con la mummia era al 17, da quando si è alleato col Movimento è dato oltre al 30, quella di Salvini potrebbe essere una strada a senso unico.

Maggioranza gialloverde: sta mantenendo le promesse. Cosa che dovrebbe essere ovvia, ma in Italia è già una mezza rivoluzione. È una maggioranza giovane che ha coraggio e voglia di cambiare il paese. Nonostante tutta la stampa contro ed opposizioni indegne, in pochi mesi la maggioranza ha prodotto molto e la Manovra del Popolo completa un bilancio più che positivo. Non resta che attendere il 2019 quando i provvedimenti entreranno in vigore. È in corso un cambio di regime e questa maggioranza sembra rendersene conto. Dopo decenni in cui i vecchi partiti avevano consegnato l’Italia in mano alle lobby e al sottobosco criminale, il popolo si sta riprendendo il potere che gli spetta in una democrazia.

Commenti