Sollevando per un attimo il capino dai dati elettorali, che
segnalano cinque anni di spaventosa e ininterrotta emorragia di voti, gli
strateghi del Pd devono essersi accorti che le pochissime sinistre vincenti in
Europa sono quelle ambientaliste: di nome (tutti i Verdi tranne quelli
italiani) o di fatto. Così, astuti come volpi, si sono domandati come
intercettare l’onda green che percorre il mondo intero, soprattutto fra i
giovani. L’alternativa era semplice: o diventare verdi, o travestirsi da verdi.
Indovinate quale hanno scelto? La seconda. E si sono comprati il costume
di carnevale da Greta Thunberg. La prossima festa dell’Unità di Milano sarà “la
prima sostenibile e plastic free”. Mecojoni. E lo slogan della
“Costituente delle idee” lanciata da Zingaretti nel Paese all’insaputa del
Paese è “Riaccendiamo l’Italia. Verde, giusta, competitiva”. Da pelle d’oca.
Veltroni ha capito benissimo che per il suo Pd non c’è speranza: infatti,
invece di suggerirgli di diventare ambientalista, ha proposto di fondare un
altro partito ad hoc con l’acronimo “Ali”. Che non c’entra con Alitalia, ma con
“ambiente, istruzione, lavoro”. Non vi vengono i brividi? La stessa idea
l’aveva avuta Sala, il cui amore per l’ambiente è tuttora visibile a Rho-Pero,
nella landa desolata del fu Expo. GreenZinga, frattanto, per non farsi
scavalcare, gira l’Italia con proposte tipo “destinare 50 miliardi della
prossima legge di bilancio a un fondo verde per iniziare un green new deal
italiano”: tanto la legge di Bilancio non la fa mica lui, il che gli risparmia
il fastidio di trovare le coperture.
Ma, casomai qualcuno avesse creduto davvero alla svolta
ambientalista dell’ala sinistra del Partito Trasversale del Cemento, il
capogruppo Graziano Delrio ha subito provveduto a smascherare la
carnevalata con una strabiliante intervista a Repubblica. Il tema è il Tav
Torino-Lione (che non arriverà né a Torino né a Lione, visto che non prevede
alcun collegamento ad alta velocità ai due capoluoghi, ma solo un buco tra
Bussoleno e Saint Jean de Maurienne). E Delrio è lievemente imbarazzato di
ritrovarsi il 7 agosto al Senato sulle stesse posizioni della Lega (per la
verità anche di FI, ma con quella il Pd ci ha governato due volte e mezza e
ormai è abituato). Così s’è affrettato a prendere le distanze: “La nostra
posizione sulla Tav (anche per lui treno è un sostantivo femminile, ndr) è
diversa da quella della Lega che ha fatto perdere un anno”. Cioè: quei
cementificatori della Lega vogliono il Tav con un anno di ritardo, mentre gli
ambientalisti del Pd sarebbero partiti con un anno di anticipo.
Poi via alle supercazzole: “l’alta velocità serve a
connettere il paese” (anzi i paesi: quello di Bussoleno e quello di Saint Jean)
e “a dare opportunità di lavoro” (450 operai per un cantiere della durata di 15
anni e del costo di 9,6 miliardi); “presenta grandi benefici” (per due o tre
appaltatori); “tutti gli studi dimostrano che va fatta” (tranne l’analisi
costi-benefici del governo italiano e l’ultimo report della Corte dei Conti
francese, che stimano perdite miliardarie); “da ministro ho firmato gli accordi
per la Tav ”
(quelli che accollano all’Italia il 57,9% e alla Francia il 42,1 del buco di 57,5 km nelle Alpi che
insiste per l’80% sul territorio francese e per il 20 su quello italiano);
“l’opera finanziata dai governi di centrosinistra ha visto una forte riduzione
dei costi” (per Macron) e “dell’impatto ambientale” (il cantiere regalerà per
15 anni alla Val Susa appena 12 milioni di tonnellate di Co2, più le polveri
sottili, altre emissioni venefiche, cemento, acciaio, rame, amianto e materiali
radioattivi, detriti, polveri e camion). Il tutto per duplicare inutilmente una
linea merci semideserta (i treni Torino-Modane viaggiano vuoti al 90%) e una
linea passeggeri veloce ed efficiente ma tutt’altro che satura (il Tgv).
Infatti al Senato il Green Pd voterà contro la mozione No Tav del M5S
esattamente come la Lega.
No n che sia una novità. Quando i riflettori erano puntati
altrove, Pd, Lega e FI hanno sempre votato insieme per gli inceneritori, le
trivelle petrolifere per terra e per mare, il Tap, il Terzo Valico, le Pedemontane
e altre opere tanto inutili e costose quanto inquinanti previste dal mitico
Sblocca-Italia di Renzi&Delrio. Pazienza se l’Agenzia dell’Energia, contro
il clima impazzito, chiede di lasciare sottoterra l’80% dei fossili: altro che
petrolio e gasdotti. Tre anni fa questi trafelati neo-gretini bloccarono pure
il decreto sulle energie rinnovabili e fecero fallire il referendum sulle
trivelle in mare incitando all’astensione con FI e a Napolitano (allora Salvini
indossava la felpa No Triv e 13 milioni di italiani, perlopiù di sinistra,
bocciarono la politica energetica del Pd, cioè dell’Eni e delle sue
consorelle). E approvarono gli ultimi decreti Salva-Ilva, in tutto 12 voluti da
destra e sinistra per neutralizzare le indagini della magistratura e garantire
l’impunità ai vertici e ai commissari dell’acciaieria avvelenatrice. Ancora a
marzo, mentre GreenZinga dedicava a Greta la sua elezione a segretario e si
recava in pellegrinaggio al finto cantiere del Tav, il sindaco Pd di Ravenna
sfilava in piazza con l’Eni (fra le proteste di Legambiente) contro il blocco
delle nuove estrazioni petrolifere imposto dal governo Conte su pressione di
quei manigoldi dei 5Stelle. Idem in Europa, dove – secondo un recente studio
del Wwf - il Pd si è opposto alla richiesta di spendere il 40% delle risorse
finanziarie Ue per attuare gli Accordi di Parigi sul clima, alla proposta di
finanziare la gestione delle aree naturali protette e alla norma che aboliva i
sussidi ai combustibili fossili (favorevoli solo M5S e, nei primi due casi,
Sinistra Italiana). E' proprio un’attrazione fatale: tra fossili, ci si intende.
No
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 1 agosto 2019
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