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giorgio.elitropi
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La climatologia da osteria include la bufala del Medioevo caldo. È nata in tempi non affetti da negazionismo climatico, negli anni Trenta del secolo scorso, quando le ricostruzioni del clima antico muovevano però i primi passi sulla base di leggende e documenti storici e non disponevano di metodi geochimici più affidabili, non esisteva allora nemmeno la datazione al carbonio-14! In area alpina si riteneva che attorno all’anno Mille per qualche secolo i ghiacciai fossero stati molto più piccoli di oggi e la neve così episodica da consentire il fiorire di commerci transalpini e le migrazioni dei Walser, che l’olivo prosperasse tra gli alpeggi e la vite fosse coltivata in Inghilterra come oggi a Diano d’Alba.
VERO CHE quel periodo fu più mite rispetto alla Piccola Età glaciale che seguì dal 1250 al 1850, ma il recente dibattito scientifico ha ridotto l’importanza e la rappresentatività globale di questa fase di mitezza medievale, cambiando pure la nomenclatura da “Medieval Warm Period” a una ridimensionata “Medieval Climate Anomaly ”, come puntualizzato da un variegato gruppo di ricercatori tra cui Michael Mann della Pennsylvania University, Jürg Luterbacher ed Elena Xoplaki dell’Università di Berna, nel lavoro The origin of the european Medieval Warm Period apparso nel 2006 sulla rivista Climate of the Past. Il progetto di ricerca PAGES ( Past Global Changes), istituito nel 1991 con l'obiettivo di comprendere i passati cambiamenti ambientali e coordinato dall’Università di Berna, ha stabilito che “le elevate temperature estive sperimentate sulle Alpi durante la fine del XX secolo sono una novità almeno relativamente agli ultimi 1500 anni”. L’ultimo articolo pubblicato nel luglio 2019 dal consorzio PAGES su Nature Geoscience mostra un grafico aggiornato di ricostruzione della temperatura globale degli ultimi due millenni ottenuto da varie fonti, dagli anelli degli alberi ai pollini fossili, dove non compare alcun significativo riscaldamento medievale e dove si evidenzia il carattere del tutto inusuale dei caldi decenni attuali. Nemmeno dalle cronache dell'area alpina affiorano evidenze di un Medioevo caldo, come ha attestato il progetto“Arc hl im”ch eh o coordinato nel 2012 come Società Meteorologica Italiana insieme a Giuseppe Sergi del Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino su finanziamento della Compagnia di San Paolo.
L’ANALISI di un migliaio di testimonianze scritte di eventi passati (800-1400 d.C.) ha confermato che sono molto maggiori le segnalazioni di episodi meteorologici di freddo invece che di caldo. Tra il 1077 e il 1355 sono stati censiti 19 eventi di congelamento dei fiumi al Nord Italia, al punto da essere transitabili a piedi o con carri, in media uno ogni 15 anni, mentre oggi non assistiamo a un ghiacciamento esteso del Po e dei suoi affluenti da quasi un secolo, cioè dal 1929! I vigneti commerciali in Inghilterra sono attualmente oltre 400 mentre erano solo 46 quelli censiti nel Domesday Book dell’XI secolo. E gli olivi che si stanno diffondendo nel Nord Italia oggi lo fanno realmente per l’a umento della temperatura, mentre in passato erano incentivati per esigenze alimentari o religiose: negli statuti trecenteschi di Ivrea, si obbligavano i cittadini a coltivare almeno una pianticella di olivo o di mandorlo, il Comune prometteva per ogni pianta in stato fruttifero “un premio di soldi due”. L’olio d’oliva serviva soprattutto per alimentare la lampada perenne che ardeva sul tabernacolo della parrocchiale, e l’impiego per i riti religiosi poteva accontentarsi di una produzione d’olio di oliva scarsa e di mediocre qualità, ottenibile a costo di una forzatura in un periodo dal clima non favorevole a tale coltura. Erano sporadiche coltivazioni medievali probabilmente spinte oltre i limiti fitogeografici naturali, per motivi economici, commerciali e rituali e non perché il clima fosse propizio, nel qual caso le sovvenzioni sarebbero state inutili e la coltura si sarebbe diffusa da sé.
D’ALTRA PARTEil ritrovamento nel 1991 della nota mummia Ötzi sul ghiacciaio del Similaun in Val Senales, datata 5300 anni fa, conferma che il Medioevo alpino non è stato più caldo di oggi in quanto se allora i ghiacciai si fossero ridotti tanto quanto lo sono ora, la mummia con tutte le sue fragili suppellettili di legno, giunchi, pelliccia, si sarebbe degradata al punto da lasciare a noi solo le ossa. Un medioevo tiepido dunque c’è stato, se comparato con la fredda Piccola Età Glaciale che lo ha seguito, ma è ormai certo, non fu più caldo dei nostri anni attuali e non può essere usato come alibi contro il riscaldamento globale.
Il gelo Tra il 1077 e il 1355 si sono censiti 19 eventi di congelamento dei fiumi, mentre oggi il Po non gela da un secolo
Luca Mercalli, Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2020
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